“Non fate dell’Europa un avversario”

Così non va è la convinzione di Visco, che punta l’attenzione sul tema dei temi, quello debito. E’ ancora zavorra, è ancora “vincolo stringente” che soffoca le azioni necessarie per dare slancio a un’economia reale dove imprese e famiglie non riescono a riemergere dalla doppia recessione che ha investito il Paese dal 2007 a oggi. Anche le banche soffrono e sono vulnerabili per colpa dello spread e della crisi. Ma quell’impegno che il governatore richiama, cioè “una strategia rigorosa e credibile per la riduzione” del debito, non c’è né si intravede. Il governo gialloverde pensa di abbatterlo soprattutto con un impegno monstre sul fronte delle privatizzazioni, ma la previsione della Banca d’Italia va in senso contrario: “L’aumento dell’incidenza del debito sul Pil potrebbe superare quello indicato nei programmi di governo”. 

Perché l’Italia non ha ingranato la marcia in grado di riportarla sulla strada della crescita – e qui Visco torna a insistere sulla necessità di non sabotare il progetto europeo – è da additare a cause principalmente interne. “La debolezza della crescita nell’Italia negli ultimi venti anni non è dipesa dall’Unione europea né dall’euro”, dice per sgomberare il campo dai pensieri di chi crede che la colpa sia dell’Europa. E ancora: “Addossare all’Europa le colpe del nostro disagio è un errore, non porta alcun vantaggio e distrae dai problemi reali”. 

Il governatore mette in fila le ragioni della malattia italiana ed è una lista impietosa: corruzione, evasione fiscale, criminalità organizzata, infrastrutture inadeguate, servizi pubblici inadeguati, concorrenza strozzata. Tutto questo invita a stime e scenari che non hanno nulla di esaltante anche perché la cura di Lega e 5 stelle, che passa per il reddito di cittadinanza e la quota 100, ha ampi margini di incertezza se si guarda all’impatto che può avere per risollevare l’occupazione, altro pezzo del motore Italia che si è inceppato. 

Se questo è il presente, il futuro da costruire secondo la Banca d’Italia deve seguire un percorso chiaro e questa chiarezza, incalza Visco, deve essere in capo alla politica. A iniziare dalla necessità di non mettere in campo manovre in deficit ritenute controproducenti o limitarsi a sussidi e trasferimenti. Anche qui una bocciatura della strategia economica del governo. E anche sulla riforma fiscale, il pallino di Salvini, Visco ha da dare indicazioni chiare: non basta solo rivedere alcune agevolazioni o modificare la struttura di una singola imposta. Il richiamo al riordino delle tax expenditures e alla riforma dell’Irpef per mettere in campo la flat tax leghista è chiaro. 

L’HUFFPOST

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