Un M5S umiliato ma costretto a continuare
Rimpasto e alibi
È vero che la Lega aveva puntato sulla permanenza di Rixi al governo, e invece lo ha dovuto sacrificare. Ma per paradosso, le dimissioni rafforzano la leadership leghista nei confronti del premier Giuseppe Conte. Salvini può trattare il rimpasto senza offrire alibi a Di Maio e ai suoi. E se poi le cose andassero male, e si aprisse una crisi sarà meno attaccabile dai grillini. Il punto debole, tuttavia, rimangono economia e Europa. Ieri Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán, ha fatto sapere che non ci sono «possibilità di cooperazione» con la Lega a nessun livello: un colpo all’ipotesi di una rete sovranista. Quanto alla situazione economica, i segnali restano allarmanti. E la maggioranza lo sa al punto che cerca di accreditare segnali di ripresa. «Lo Stato sta incassando di più e spendendo di meno. È una buona notizia per i controllori», sostiene Salvini. Analisi controversa e un po’ forzata, che dovrebbe legittimare spese in deficit; e permettere di scaricare su Bruxelles la responsabilità di una rottura. Il capo leghista sostiene di non avere «più tempo da perdere». E invita il M5S a cominciare subito a lavorare. Il traguardo di autunno appare lontano, perfino remoto.
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