David Ermini (Csm): “O sapremo riscattarci o saremo perduti”
Un riferimento poi all’orientamento politico dei membri dell’organo di autogoverno della magistratura. Il messaggio è rivolto sia ai componenti di nomina parlamentare che a quelli eletti dalla categoria: ”È necessario che ciascuno di noi, togato o laico, assuma consapevolezza della istituzione alla quale è stato eletto. Il Csm è e deve essere la sola nostra casacca. Altre non ne abbiamo”. La consapevolezza che chi ricopre il ruolo di consigliere non deve servire interessi di parte: “Questa consapevolezza implica anzitutto che l’attività di ogni componente venga svolta tenendo conto dell’autorevole consiglio e dell’esempio animatore che provengono dal capo dello stato, il quale non ha mai fatto mancare la sua guida illuminata attraverso la continua interlocuzione con il vice presidente. Rende necessario che ogni determinazione venga assunta al riparo di interessi esterni ed al solo fine di assicurare l’efficienza e la conformità a costituzione della attività giurisdizionale”. Il presidente della Repubblica che – come disciplina la Costituzione è anche vertice del Csm – non è presente alla riunione ma ieri, 3 giugno, ha avuto un incontro con il suo vice.
“Emersi giochi di potere e traffici venali. Mai più degenerazioni correntizie”
Un monito poi contro quelle che definisce “degenerazioni correntizie”, la tendenza, cioè, di alcune correnti della magistratura di giocare con il potere per decidere a tavolino le nomine. Pur riconoscendo il ruolo che in passato ha avuto l’associazionismo tra i giudici afferma: “Consentitemi di dire che nulla di tutto ciò vedo nelle degenerazioni correntizie, nei giochi di potere e nei traffici venali di cui purtroppo evidente traccia è nelle cronache di questi giorni. E dico che nulla di tutto ciò dovrà in futuro macchiare l’operato del Csm”.
Attenzione alle nomine: “No alle delibere che inducano al sospetto di essere state compiute con logiche spartitorie o non trasparenti”
Poi il riferimento alla miccia che ha fatto scoppiare il fuoco all’interno del mondo della magistratura, la nomina dei procuratori che dovranno sostituire quelli, come Cantone, andati in pensione. La consapevolezza di non dover vestire altre casacche, continua il vicepresidente del Csm: “Comporta, in particolare, che le nomine dei capi degli uffici giudiziari siano effettuate attraverso la rigorosa osservanza del criterio cronologico, fuggendo la tentazione di raggrupparle in delibere contestuali che inducano il sospetto di essere state compiute nell’ambito di logiche spartitorie o non trasparenti. Impone di far precedere ogni determinazione da opportuni approfondimenti istruttori e di corredare ogni provvedimento di adeguata motivazione, acciocché il legittimo esercizio del potere discrezionale non venga censurato sotto il profilo dell’eccesso di potere o, addirittura, tacciato di arbitrario abuso della funzione. Esige che i trasferimenti ad uffici ove si svolgono funzioni che presuppongono l’accertamento di peculiari requisiti di idoneità (penso, ad es., Alle funzioni di legittimità) siano disposti previo approfondito accertamento nei canditati delle competenze tecniche necessarie al loro svolgimento, evitando ogni preventivo accordo sulla ripartizione dei posti”.
Risalire la china per Ermini è possibile perché sia il Csm che la magistratura: “Hanno al loro interno gli anticorpi necessari per poter riaffermare la propria legittimazione agli occhi di quei cittadini nel cui nome sono pronunciate le sentenze”.
L’HUFFPOST
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