Il terrore delle elezioni anticipate: un giorno di panico in Parlamento
Ecco il Transatlantico di Montecitorio, tra le 11 e mezzogiorno.
La voce al telefono diceva: «Nessuno sa quando il governo cadrà, però adesso tutti hanno capito che può davvero cadere. Ci sono centinaia di parlamentari nel panico. Il posto merita una visita».
Di solito è inutile venirci, il martedì. Passano le Repubbliche, la prima, la seconda, la terza, ma il martedì i deputati se ne stanno ancora in vacanza. Poi però arriva il martedì speciale. Quasi superfluo prendere appunti.
Atmosfera: da tregenda.
Discorsi: un campionario di opportunismo, vigliaccheria, miserie varie (per evitare querele, bisognerà ometterne qualcuna).
Facce: pallide (ma con gradazioni variabili).
Quelle tendenti al bianco latte sono dei grillini. L’idea di andare a votare ne mina, nel corpo e nello spirito, a decine. Da un corridoio sbuca Marialucia Orefice, presidente della commissione Affari sociali. «È tutto terribile — dice a un collega — però dobbiamo cercare di non perdere la testa».
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