Il governo e i calcoli sbagliati
Se le forze di governo studiassero, saprebbero che, in Italia, cambiare radicalmente leggi (come si cerca di fare per il codice dei contratti pubblici) o nominare amministrazioni straordinarie (come si vorrebbe fare con i commissari per i lavori pubblici) produce solo l’effetto di rallentare o bloccare, non quello di accelerare (per quest’ultimo scopo, bisogna saper individuare i nodi e scioglierli con attenzione). Se volessero imparare la lezione dei condoni, apprenderebbero che la rottamazione delle cartelle (detta anche «saldo e stralcio», consistente nello sconto di interessi e sanzioni, nonché di una parte delle imposte non pagate), un condono che si estende per quasi vent’anni di inadempienze, incentiverà nuove evasioni. Se misurassero i problemi reali con i dati e non con gli umori, saprebbero che non è l’immigrazione che dovrebbe principalmente preoccuparci, ma piuttosto l’emigrazione di centinaia di migliaia di italiani verso altri Paesi (Federico Fubini, Per amor proprio, Longanesi, 2019, ha calcolato che negli ultimi quattro anni ha lasciato l’Italia quasi l’un per cento dei suoi abitanti, poco meno di seicentomila persone, a ritmi raddoppiati rispetto a dieci anni fa). Se conoscessero la pubblica amministrazione, saprebbero che il nemico da combattere non è la corruzione, ma l’inefficienza. Se, infine, conoscessero il Paese, saprebbero che quel che manca oggi è la speranza nel futuro.
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