La verità sui minibot

Ma siamo sicuri che il problema principe, causa di tutti i nostri mali, sia quello monetario, davvero «l’euro che ci ammazza» come sostengono i movimenti populisti? Sarà, ma quando i soldi in euro sono in buone mani, sia pubbliche sia private, le cose vanno diversamente. Anche in Italia, Paese che ha il record mondiale di risparmio privato. Parliamo di quasi cinquemila miliardi in chiaro, ai quali si deve aggiungere il sommerso (cifra che è più del doppio del debito pubblico), immobilizzati da qualche parte non per paura dell’Europa, ma per mancanza di fiducia nell’Italia.

Andiamo avanti nel ragionamento. Dopo la Fiat anche Mediaset, pur «rimanendo italianissima» come ha detto Piersilvio Berlusconi, trasferisce la sede legale in Olanda, Paese dove c’è l’euro come da noi, ma non ci sono la nostra instabilità politica, la nostra incertezza giudiziaria e la nostra burocrazia. E saltando all’ingiù in mondi meno complessi, constatiamo che molti pensionati italiani si trasferiscono in Portogallo (o in alcuni Paesi dell’Est) dove pure c’è l’euro, ma non l’oppressione fiscale cui sono sottoposti in patria.

Torniamo in Italia. A Milano si guadagna e si paga in euro, come a Napoli e Foggia: Milano sta volando, produce ricchezza in quantità e la gente sta mediamente bene; Napoli e Foggia stanno fallendo e la gente è disperata. Il problema quindi non è l’euro, ma la qualità delle classi dirigenti delle città negli ultimi vent’anni.

Con l’euro quindi si campa e si muore come con qualsiasi valuta. Di Maio e i Cinquestelle farebbero danni anche se ci fossero in uso dracme o fiorini.

E Salvini non deve fare lo stampatore di moneta ma il politico, cioè ridurre il cuneo fiscale, riformare il fisco (basterebbe estendere al massimo le detrazioni se proprio non riesce a fare la flat tax), riformare la giustizia. E soprattutto cercare alleati capaci, credibili e stabili. Meglio se definitivi.

IL GIORNALE

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