Csm, la spinta di Mattarella per riformare il Consiglio Politica
LA SCIA
Dal Quirinale ieri sera spiegavano che «lo scioglimento
immediato del Csm comporterebbe la rielezione dei suoi membri con i
criteri attuali, mentre diverse forze politiche auspicano un cambiamento
e chiedono una riforma delle norme di elezione». Un argomento in scia
alle richieste dei partiti che sembrano scoprire solo ora – e non sono i
soli – i meccanismi correntizi sulla base dei quali sono stati sinora
assegnati a magistrati i più importanti uffici giudiziari. Una riprova
si ha con le suppletive che Mattarella è stato costretto ad indire per
rimpiazzare i due dimessi (Antonio Lepre e Sergio Spina) che componevano
una lista di quattro (quattro candidati per quattro posti, per quattro
correnti) senza quindi possibilità di attingere da una lista di non
eletti. Uno scioglimento dell’intero Csm avrebbe inoltre rinviato di
mesi le azioni disciplinari che sono state già istruite dal procuratore
generale della Cassazione Riccardo Fuzio nei confronti dei cinque togati
coinvolti nelle inchieste. Ciò che però interessa soprattutto a
Mattarella è che le forze politiche diano seguito alla volontà di
cambiare passo procedendo ad una riforma il più possibile condivisa.
Dell’importanza di una «reazione» aveva parlato giorni fa il ministro
della Giustizia Alfonso Bonafede reduce proprio da un incontro con il
presidente della Repubblica. D’altra parte di riforma dei meccanismi di
elezione del Csm si parla anche nel contratto di governo e per il
Guardasigilli dovrebbe andare avanti insieme alla riforma
dell’ordinamento giudiziario. In queste settimane Mattarella ha avuto
continui contatti con i vertici del Csm e con il ministro della
Giustizia. In una prima fase il Capo dello Stato aveva dato mandato al
vicepresidente David Ermini approfondire la gravità della situazione.
Con la nota di ieri Mattarella spinge affinché si possa «voltare pagina»
cambiando i meccanismi di elezione ed evitando che uno scioglimento, e
nuove elezioni con le stesse regole, contribuiscano a lasciare le cose
come stanno.
IL DEGRADO
Obiettivo del presidente Mattarella è quello di restituire alla magistratura quel prestigio e quell’indipendenza che secondo il Quirinale sono stati «incrinati» da ciò che emerge dall’inchiesta. Un’inchiesta che ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica meccanismi che, al netto di eventuali aspetti corruttivi tutti da chiarire, erano già noti. Un vaso di Pandora esploso all’improvviso nel corso di una guerra tra bande, che ha mostrato la commistione tra politica e magistratura i cui effetti vengono mediaticamente ampliati – anche ora che sono coinvolti magistrati – dalla diffusione di trascrizioni di intercettazioni.
Un clima di veleni, millanterie e accuse che ha anche sfiorato la presidenza della Repubblica attraverso conversazioni assai indirette degli intercettati sul ruolo di un presunto informatore addirittura dentro il Quirinale. Voci non circostanziate, subito smentite con nettezza dal Colle, ma che sono il segnale di un degrado del sistema giustizia che va fermato. Ammesso che i partiti ne abbiano la voglia e, soprattutto, la forza.
IL MESSAGGERO
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