Draghi prepara nuovi stimoli e Trump lo attacca: concorrenza sleale sui cambi
Ampio spazio per un nuovo Qe
«Il programma di acquisto di asset (il quantitative easing, ndr) ha ancora uno spazio considerevole»,
ha detto il presidente della Bce al simposio delle banche centrali a
Sintra in Portogallo. «Ulteriori tagli dei tassi e
misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale continuano a far
parte degli strumenti a nostra disposizione». «In assenza
di un miglioramento, al punto che sia minacciato il ritorno di
un’inflazione sostenibile ai livelli desiderati, sarà necessario
un ulteriore stimolo». Il messaggio non potrebbe essere più
chiaro: la normalizzazione della politica monetaria della Bce
dopo 4 anni di stimoli straordinari da 2.600 miliardi potrebbe essere
interrotta per fare spazio a nuovi aiuti all’economia europea.
- LE DECISIONI DELLABANCA CENTRALE
- 06 giugno 2019
Draghi: economia più debole. La Bce rinvia l’aumento dei tassi e discute di un nuovo Qe
In arrivo trimestri deboli
«Guardando in prospettiva, i
rischi per l’outlook rimangono orientati al ribasso e gli indicatori per
i prossimi trimestri
puntano a una debolezza persistente», ha aggiunto Draghi nel suo
discorso introduttivo al Forum Bce on Central Banking. I
rischi che sono stati presenti per tutto l’ultimo anno – ha aggiunto
Draghi – in particolare i fattori geopolitici, la crescente
minaccia del protezionismo e le vulnerabilità dei mercati emergenti,
non sono scomparsi e continuano a pesare in particolare
sul settore manifatturiero.
Decisive le «prossime settimane»
«Nelle prossime settimane –
ha aggiunto – il Consiglio direttivo delibererà in che modo i nostri
strumenti possono essere adattati alla severità del
rischio sulla stabilità dei prezzi. Manteniamo la capacità di
rafforzare la nostra forward guidance modificando la sua condizionalità
per tener conto delle variazioni negli aggiustamenti del percorso di
inflazione». Questo si applica, ha detto, a tutti gli
strumenti di politica monetaria.
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Trump accusa Draghi: competizione sleale sui cambi
Il
discorso di Draghi non è piaciuto a Donald Trump che, come sua
consuetudine, lo ha criticato via twitter: «Mario Draghi
– ha scritto – ha appena annunciato nuovi stimoli in arrivo, cosa
che ha immediatamente fatto scivolare l’euro contro il
dollaro, rendendo più facile la concorrenza sleale delle aziende
europee contro quelle americane. Sono andati avanti così
per anni, come la Cina e altri». Con successivi tweet il presidente
americano ha poi registrato l’ottimo andamento dei mercati
europei nella giornata di oggi, definendolo «unfair» (ingiusto) per
gli Stati Uniti.
Dopo le parole di Draghi l’euro in effetti è sceso sotto quota 1,12. Tuttavia, nell’ultimo anno si è svalutato di poco più del 3% sulla valuta americana e si trova più o meno allo stesso livello di 3 anni fa.
Messaggio anche per Powell
Le parole di Trump in realtà non sono rivolte solo alla Bce, ma anche – e forse soprattutto – alla Federal Reserve di Jerome
Powell, da tempo nel mirino del presidente americano per i rialzi dei tassi d’interesse. Proprio mercoledì la banca centrale
annuncerà le sue decisioni e potrebbe aprire a un prossimo taglio del costo del denaro.
Draghi a fine mandato
Mario Draghi è negli ultimi mesi della sua presidenza, in scadenza a fine ottobre dopo 8 anni. Per la sua successione circolano diversi nomi ma ancora non è emerso un candidato favorito sugli altri. La partita della
Bce si incrocia infatti con altre nomine cruciali, come quella del presidente della Commissione europea e del presidente del
Consiglio europeo.
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Più stimoli di bilancio nei Paesi che possono permetterseli
Draghi
ha poi mandato un messaggio ai Paesi con i conti pubblici in ordine,
chiedendo che vengano adottate misure di stimolo.
«Anche la politica di bilancio deve fare la propria parte. Nel corso
degli ultimi 10 anni, il peso delle aggiustamenti macroeconomici
è caduto in maniera sproporzionata sulle spalle della politica
monetaria. Abbiamo anche visto – ha detto – casi in cui la politica fiscale è stata pro-ciclica ed è andata nel senso contrario allo stimolo monetario. Se il mix squilibrato di politiche macroeconomiche nell’area dell’euro spiega in parte lo scivolamento in disinflazione,
allo stesso modo un migliore mix di politiche può aiutare a mettervi fine».
Eurozona sempre più integrata
Per Draghi è anche tempo di bilanci sulla moneta unica. «L’euro – ha detto – è stato introdotto venti anni fa al fine di isolare il mercato unico da crisi valutarie e da svalutazioni competitive che minacciavano la sostenibilità dei mercati. Era anche un progetto politico che, basandosi sul successo del mercato unico, avrebbe portato a una maggiore integrazione dei suoi Stati membri. In entrambi
i casi, la visione dei nostri antenati ha ottenuto buoni risultati – ha detto Draghi – Immaginate dove sarebbe il mercato
unico oggi, dopo la crisi finanziaria globale e a fronte del crescente protezionismo, se tutti i paesi europei fossero stati
liberi di adeguare i loro tassi di cambio. Invece, le nostre economie si sono integrate, sono diventate convergenti e hanno affrontato la più grave sfida dalla Grande Depressione». In questi 20 anni, ha osservato
Draghi, è aumentata la convergenza fra i paesi membri e si è ridotta sensibilmente dal 1999 al 2014 la dispersione dei tassi
di crescita. Questo è avvenuto in buona parte anche in virtù dell’approfondimento delle catene del valore europee, con i paesi dell’Unione Monetaria ora significativamente più integrati tra loro rispetto agli Stati Uniti o la Cina al resto
del mondo.
- l’eredità
- 09 giugno 2019
Bce, Draghi oltre Draghi: cosa resterà di questi 8 anni a Francoforte
Completare la costruzione dell’euro
«La maggior parte dei
paesi dell’Unione monetaria – ha detto Draghi – esportano più tra loro
che con Stati Uniti, Cina o Russia».
Inoltre l’occupazione nell’area dell’euro ha raggiunto livelli record
e in tutti i paesi dell’area dell’euro tranne uno supera
il livello del 1999. «Tuttavia le persistenti debolezze istituzionali
della nostra unione monetaria non possono essere ignorate
se non a rischio di danneggiare seriamente ciò che è stato
realizzato. La logica suggerirebbe che quanto più le nostre economie
saranno integrate, tanto più veloce dovrebbe essere il completamento dell’unione bancaria e dell’unione dei mercati dei capitali».
Risposta alla crisi con politiche di bilancio restrittive
Draghi ha infine ripercorso la risposta dell’Europa alla drammatica crisi finanziaria e poi economica esplosa dopo il 2008. Tra il 2011 e il 2013, ha detto, la politica di bilancio europea è stata restrittiva in ragione soprattutto «del bisogno di alcuni paesi di ristabilire la credibilità fiscale». «La politica di bilancio dell’Eurozona è divenuta restrittiva in risposta alla crisi del debito – ha detto Draghi – con una stretta di circa 4 punti percentuali del Pil potenziale fino al 2013, anni in cui l’eurozona è rimasta per la maggior parte in recessione». Questa risposta è stata opposta a quella data dagli Stati Uniti dove invece la politica fiscale è stata più accomodante nella fase iniziale della crisi nel 2008-09, in misura di circa il 6,5% del pil potenziale, per poi restringersi a circa il 5,5% del pil potenziale dal 2011 al 2013 quando la ripresa economica era già in atto. «L’eurozona à stata costretta su un percorso diverso dal bisogno di alcuni paesi di ristabilire credibilità fiscale – ha detto Draghi – ma in aggregato l‘Eurozona non aveva meno spazio fiscale degli Stati Uniti: i livelli del debito pubblico erano simili nelle due giurisdizioni. La differenza chiave è stata che la stabilizzazione fiscale negli Usa è avvenuta a livello federale mentre l’eurozona non disponeva di uno strumento fiscale centrale per agire in maniera anti-ciclica».
ILSOLE24ORE
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