Lettera, manovretta e bisticci

La lunghissima giornata di mercoledì, iniziata alle 8.30 del mattino a Palazzo Chigi e conclusa a tarda serata nella stessa sede, segna il primo vero passo del Governo in direzione di Bruxelles. Quella che era nata come un’accesa discussione su quale tipo di lettera mandare all’Europa, quale tipo di impegni prendere per evitare la procedura d’infrazione, termina a tarda sera con l’invio di una lettera del premier Giuseppe Conte ai 27 Paesi membri dell’Ue, al presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. E con un atto di buona volontà verso Bruxelles: se non una manovrina, si imbastisce almeno una manovretta.

Due provvedimenti pesanti, uno approvato subito dal Consiglio dei ministri, l’altro fissato per mercoledì 26, per scongiurare la stangata. Ma mentre sul primo – impegnare i 2 miliardi congelati nella scorsa legge di bilancio sulla riduzione del deficit – c’è accordo, sul secondo – dove destinare i risparmi di reddito di cittadinanza e Quota 100, quantificati in circa 3 miliardi – la discussione è apertissima. E da quest’ultimo potrebbe dipendere la sorte di tutta la trattativa, complicata dal fatto che i dati dell’economia reale non offrono appigli al Governo: il primo semestre sta terminando senza alcun segnale positivo di ripresa.

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