I giapponesi che assumono: “Scegliamo l’Italia per i talenti Made in Sud”

«È iniziato tutto nel 2002, lavoravamo in dieci a Pozzuoli, praticamente in un “basso” sulla strada – racconta Aldo Francesco Fucito, che si occupa dei rapporti con i clienti -. Oggi siamo 220, più trecento persone che lavorano nell’indotto». Età media 34 anni, prevalenza di laureati ma anche moltissimi diplomati: «È una sorta di fuga dei cervelli al contrario – spiega Giovanni Pirollo, responsabile della qualità dei prodotti – . I nostri dipendenti arrivano da tutte le università e scuole del Sud. Fisici, matematici, informatica, ma anche esperti di linguistica e di beni culturali. Tutta gente che rimane nella sua terra e altri che tornano dall’estero o da altre parti del Paese».

Certo, quella di Ntt Data è solo una enclave nel Meridione della crisi economica e del declino industriale. Girando per i vari reparti parli con ragazzi che non nascondono il dialetto campano, però si capisce che solo il territorio accomuna questo posto alla Avellino della disperata Industria italiana autobus, alla Termini Imerese che, in Sicilia, sta vedendo sfumare il sogno dello sviluppo attraverso la manifattura automobilistica, all’infuocata Taranto dell’acciaio e dei veleni dell’Ilva. Ma probabilmente è proprio questo il senso della storia: il Sud può rilanciarsi oltre i grandi poli industriali della chimica, della siderurgia, della meccanica. La materia prima sono le risorse umane che escono dagli atenei, dalle scuole migliori.

«E poi basta con il luogo comune delle carenze infrastrutturali – dice Giuseppe Vanacore, che segue il settore ferroviario – qui c’è l’aeroporto internazionale di Capodichino, l’alta velocità, le autostrade, la metropolitana». E a proposito di metropolitane, in una stanza dell’azienda si entra magicamente nella “war room” e in una stazione della metro di Glasgow. Non è un videogioco, ma il cuore del sistema di comunicazione e sicurezza della “tube” scozzese che Ntt Data di Napoli sta realizzando per la Hitachi Rail: la simulazione di una emergenza incendio in una delle 15 stazioni della Glasgow Subway, mostra come funziona il “pacchetto” che verrà consegnato, chiavi in mano, tra qualche mese.

Immagini tridimensionali, giganteschi flussi di dati (fino a 3000 comunicazioni sulle funzioni del treno ogni 256 millisecondi). E, nuova frontiera, lo studio e l’applicazione dell’Nlp (Natural Language Processing), il processo di trattamento automatico delle informazioni scritte o parlate in una lingua naturale. «Nella presentazione di un nostro robot, che abbiamo fatto alla sede londinese – racconta Antonio Schiano, esperto di Npl – tra le lingue disponibili abbiamo indicato anche il napoletano…».

Nella simulazione dell’emergenza alla stazione di Glasgow, spuntano i 48 segnali sul funzionamento di una scala mobile. Inevitabile il parallelo con la metropolitana di Roma e le sue fermate bloccate. Così rientriamo nella realtà desolante di un Paese, il nostro, che sembra affondare in un declino inarrestabile. Come si evince da un’altra “felice” anomalia della Ntt: la presenza della criminalità organizzata a Napoli non è certo leggenda metropolitana, e la multinazionale riesce ad evitare ogni incrocio perché il suo business vende e produce ricavi in tutto il mondo. Insomma, la scia del denaro qui passa solo di striscio. «Dobbiamo il nostro sviluppo alla forte collaborazione con le università locali e al talento delle persone», sottolinea Walter Ruffinoni, Ceo di Ntt Data Italia. Appunto, una lezione che ci tocca imparare anche dal Giappone. 

REP.IT

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