I 5 Stelle vanno in trincea per boicottare l’autonomia

Il rendez vous governativo si sviluppa in due puntate. Prima attorno alle 19.30 si ritrovano il premier Giuseppe Conte e i due vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, insieme al ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani per discutere delle autonomie. Subito dopo la riunione di maggioranza con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli per fare il punto su Autostrade e Alitalia. Il leader della Lega, però, ancora prima dell’inizio della riunione, sulla falsariga di quanto farà da lì a poco anche Di Maio, mette subito le cose in chiaro, scolpendo su pietra le sue priorità. «Noi siamo pronti da tempo. Andiamo a quest’altra riunione, per carità non fa mai male fare una riunione ma già per il Consiglio dei ministri di domani (oggi per chi legge ndr) il testo base è pronto, con gran vantaggio per tutte le regioni italiane, nessuna esclusa».

In realtà il passaggio in Consiglio dei ministri dovrebbe essere solo un primo atto. Dopo questo via libera preliminare alle intese dovrebbero essere convocate le Regioni. Solo dopo, ci sarà un testo più definito che dovrebbe arrivare – così chiede la Lega – in una nuova riunione la prossima settimana. Il vertice politico convocato ieri sera serve a sciogliere i nodi di merito sui singoli capitoli degli accordi con Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, senza dimenticare le perplessità ancora ben salde dei ministeri dell’Ambiente, Salute, Trasporti e Beni Culturali. Resta centrale anche il ruolo del Parlamento. I leghisti, spiegano fonti governative, spingono perché il passaggio alle Camere sia snello, magari con un’informativa del premier Conte. I Cinquestelle chiedono invece un passaggio ragionato, con il parere di tutte le commissioni parlamentari coinvolte e la possibilità di emendare gli accordi. Salvini, però, forte del tonico regalatogli dagli elettori il 26 maggio vuole accelerare e iniziare a dettare i ritmi governativi. Un modo per mettere gli alleati alla prova e tenere viva l’opzione delle elezioni anticipate in autunno, qualora non si riuscisse a concretizzare una agenda dalla spiccata connotazione leghista e una vera fase due del governo. I Cinquestelle però non ci stanno ad abbassare le armi e ieri nel vertice hanno detto che il testo sulle autonomie così com’è non va bene.

Sullo sfondo, naturalmente, c’è la questione della procedura di infrazione. Giuseppe Conte continua ad agire come pompiere, stemperando le tensioni e vestendo l’abito del «responsabile». Su tutte le questioni potenzialmente esplosive, il premier ha scelto un basso profilo e ha invitato le forze di governo a mantenere toni soft che non danneggino la stabilità dei conti pubblici e non diano un’idea di avventurismo alla platea internazionale. Il premier punta a chiudere l’intesa con i suoi due vicepremier prima di partire per il G20 di Osaka. Sul fronte Olimpiadi 2026, infine, il partito di via Bellerio vorrebbe accelerare la costituzione del comitato per i Giochi e Giorgetti ha fatto sapere di avere un nome in mente per la guida del comitato.

IL GIORNALE

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