La zavorra che ci affonda
Altro che abbassare le tasse. L’Istat ieri ha certificato che la pressione fiscale in Italia non è mai stata così alta dal 2015.
Spiace dirlo, ma Matteo Salvini sta tradendo la promessa principe fatta in campagna elettorale. Non solo non c’è e non ci sarà alcuna flat tax, addirittura sotto il suo governo «del cambiamento» è aumentato il prelievo dalle tasche degli italiani. Che poi non sia colpa sua, ma del suo socio Di Maio che gli impedisce di fare come vorrebbe può essere vero, ma è del tutto irrilevante agli occhi del contribuente.
Se la Lega, pur di andare al governo, ha accettato di firmare un contratto capestro con i Cinque Stelle, sono problemi suoi, e comunque è sempre in tempo a fare marcia indietro. È paradossale che ogni giorno il governo parli di «meno tasse» e viceversa ogni giorno le tasse aumentino. Non ci lamentiamo solamente per il portafoglio, cosa che pure sarebbe legittima. Il punto vero è che un Paese dove le tasse crescono è un Paese destinato a non crescere, e questo è accertato da tutte le formule economiche. «Io affermo – disse una volta Winston Churchill – che quando una nazione tenta di tassare se stessa per raggiungere la prosperità è come se un uomo si mettesse in piedi dentro un secchio e cercasse di sollevarsi per il manico».
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