La Sea Watch attracca a Lampedusa, la capitana Rackete arrestata dai finanzieri
Sotto gli occhi di giornalisti e cittadini, con i telefonini e le telecamere che riprendono la scena, la Sea Watch, un colosso di 645 tonnellate, muove per accostare al molo. A destra, tra la nave e la banchina, la motovedetta che ha già opposto inutilmente l’alt all’ingresso non autorizzato dell’imbarcazione a Lampedusa si ferma cercando di impedire l’attracco spostandosi all’indietro, ma in pochi istanti lo spazio si restringe in maniera pericolosa. «Vai vai, dritto a manetta, avanti, ormai si è buttata, o non ce la fai» urla uno dei militari a chi è al timone. Si sente lo stridio della fiancata che gratta sul cemento, un finanziere spinge con le mani sulla Sea Watch per allontanare la motovedetta dalla nave quel tanto che basta per passare. La nave della ong sembra fermarsi un attimo. La motovedetta sfila oltre, e la Sea Watch si aggancia al molo.
Il tam tam richiama in pochi minuti sostenitori e avversarsi. Arrivano don Carmelo La Magra con il gruppo del Forum Lampedusa solidale, il neo eletto eurodeputato Pietro Bartolo, il medico dei migranti, l’ex sindaco Giusi Nicolini, il deputato Pd Gennaro Migliore, gruppi di cittadini sparsi. Carola Rackete esce dalla cabina di comando e raccoglie gli applausi di chi a terra tira un sospiro di sollievo, come lo staff di Sea Watch a partire dalla portavoce Giorgia Linardi. «Ha deciso la comandante – spiega – Nonostante l’accordo annunciato a livello europeo e le voci su uno sbarco imminente non ci era stata data alcuna assicurazione, nessuna certezza nonostante avesse dichiarato da 36 ore lo stato di necessità. Era dunque sua responsabilità portare queste persone in salvo. La violazione non è stata del comandante, ma delle autorità che non hanno assistito la nave per sedici giorni». Bartolo parla di «una scelta giusta della quale la comandante si assume la responsabilità. Quelli a bordo sono esseri umani. Forse questa decisione poteva essere presa anche prima. Ma l’importante ora è farli scendere». «E’ vero che ci sono regole, ma le regole davanti all’emergenza saltano» commenta il parroco, che da giorni con un gruppo di volontari dorme sul sagrato della chiesa in segno di vicinanza con i migranti. Uno striscione con un grande cuore rosa viene esposto su uno dei gommoni, tra gli applausi.
Dalla parte opposta dello spesso cordone di agenti della polizia e di uomini della finanza schierati in semicerchio di fronte alla nave, Angela Maraventano, ex senatrice e pasionaria della Lega, urla in direzione della comandante: «Hanno fatto entrare la nave a tradimento, hanno dimostrato che nel nostro Paese possono fare quello che vogliono, non fatela scendere, dovete ammanettarla. Fate scendere i migranti, ma non lei». Una donna protesta urlando ai giornalisti: «Avete filmato quello che hanno fatto prima? L’avete visto tutti, è un miracolo che non ci sia stato un incidente». Gli animi sono agitati. C’è chi urla contro i deputati del Pd che sono sulla nave da giovedì: «Scendete, fate una bella passerella». «Bartolo, vattene a Bruxelles, nessuno ti ha vota». E’ un gruppo di giovani leghisti che appoggia con urla e cori la contestazione di Maraventano.
Il molo è stracolmo di gente quando, attorno alle 3, la comandante Rackete viene fatta scendere dalla sua nave e condotta con un’auto della Finanza alla caserma, dall’altra parte del porto. “Vergogna, vergogna” rumoreggia la piccola folla. Arrivano in caserma anche Giorgia Linardi e l’avvocato Leonardo Marino, mentre Carola Rackete resta nell’ufficio del comandante. L’interrogatorio con il pm Vella, fissato per le 9 di sabato mattina, salta così come saltano i fragili equilibri che sembravano essere stati raggiunti nelle ultime ore, con l’accordo con i partner europei per la redistribuzione dei 42 naufraghi della Sea Watch. Da bordo Riccardo Magi, parlamentare di + Europa, racconta: «E’ stata la comandante a decidere. Ha convocato il suo equipaggio e ha comunicato la sua scelta».
Alle 4 la nave è ancora inaccessibile. Un gruppo di agenti che notifica il provvedimento di sequestro della nave. Sul molo sono in attesa le ambulanze e le auto mediche, oltre ai pulmini che devono condurre i migranti all’hotspot di Contrada Imbriacola. Quando militari e poliziotti lasciano la Sea Watch, salgono il medico che deve accertare le condizioni di salute di chi è a bordo e i mediatori di Unhcr e Oim. Dal basso si sente la voce di qualcuno dell’equipaggio che spiega ai 40 che si trovano ancora sulla nave quali sono le procedure. Poi, finalmente, uno dopo l’altro, scendono lungo la passerella di legno. Hanno l’aria stanca, e non hanno voglia di sorridere. E’ l’alba sull’isola, una luce rosa avvolge i contorni delle case e delle rocce. Il viaggio della Sea Watch 3 si è concluso. Per la comandante Rackete si apre il capitolo più difficile. L’avvocato sceglie la prudenza: «Aspettiamo, è tutto in divenire. Sarà lei a spiegare le ragioni della sua scelta. E a spiegare la dinamica dell’attracco».
LA STAMPA
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