A un passo dall’intesa
“Vedrai, vedrai che a breve convocano il Consiglio dei ministri, è praticamente risolta”. A Roma una fonte governativa ha informazioni di prima mano direttamente dal Sol levante. Giuseppe Conte ha appena incontrato Jean Claude Juncker e Donald Tusk, i vertici di Commissione e Consiglio europeo. Passano un paio d’ore, e a sette fusi orari di distanza, in Italia, viene diramata l’adunata del Cdm. L’ordine del giorno non è fumoso e incerto come tante volte si è visto con il governo gialloverde. L’assestamento di bilancio è al primo punto, la trattativa pare sbloccata. Il prezzo non è indifferente: 8 miliardi di euro immolati sull’altare dei conti pubblici, di cui 5 subito (il governo dovrebbe sbloccarne circa 3 lunedì sera, dopo i due della settimana scorsa) e altri 3 dal minor tiraggio di reddito e quota100 che verranno messi a consuntivo a fine anno.
Gli sherpa del Capo del governo da Osaka, dove sono impegnati nei lavori del G20, profondono ottimismo. Ma il premier non vuol sentir parlare di un rinvio in autunno: “Non giochiamo con le parole cosa significa rinviare a ottobre la procedura di infrazione? Se si evita è un risultato che il governo porta a casa. Se parlare di rinvio significa che la manovra sarà sottoposta alla valutazione della Commissione, questo è nelle cose. Se si porta a casa un risultato, lo si fa e basta”. Una questione di punti di vista. Perché al di là della discussione terminologica, il pacchetto comprende anche una manovra d’autunno che tenga a freno i cordoni della borsa.
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