Ospedali pubblici, code per tutti ma non se paghi. La mappa Regione per Regione

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Chi paga, in oltre la metà dei casi, ottiene esami e visite mediche in meno di 10 giorni, gli altri aspettano (se non in casi straordinari, nelle strutture meno gettonate e lontano da casa). Gli ultimi dati del ministero della Salute, tenuti nascosti dentro i cassetti e non resi pubblici, confermano quel che gran parte dei pazienti sperimenta quotidianamente sulla propria pelle: per avere una prestazione in tempi ragionevoli bisogna aprire il portafoglio, come hanno fatto nel 2018, secondo il IX rapporto Censis-Rbm, 19,6 milioni di italiani. Può essere utile, allora, capire quel che sta dietro l’eterno problema delle liste d’attesa. La questione è strettamente collegata all’attività privata dei medici che in Italia, in 51 mila e rotti su 118 mila, visitano in libera professione dentro l’ospedale pubblico per cui lavorano (altri 10 mila visitano in studi privati senza collegamento con la struttura pubblica, i restanti 57 mila invece lavorano solo per il servizio sanitario).

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