Salvini e la tentazione del voto: possiamo raggiungere il 40 per cento
ROMA Nello scontro violentissimo tra i governatori leghisti e il premier Conte, Matteo Salvini non ci vuole mettere bocca. Per evitare di essere coinvolto in una tenzone pericolosa per il governo o per far fare il lavoro sporco ai presidenti di Regione? Comunque sia, il tempo del redde rationem si avvicina e la Lega è pronta a tutto. C’è una pressione fortissima da parte dei dirigenti locali per tornare al voto, ma c’è stato anche un confronto vivacissimo, per usare un eufemismo, tra Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, sullo stesso tema.
Il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, si sa, è favorevole a staccare la spina. Ma è passato da un atteggiamento passivo, di indolenza istituzionale, a uno più bellicoso. Giorgetti ha affrontato di petto Salvini e gli ha chiesto esplicitamente di darci un taglio. Il vicepremier tergiversa. Non che sia del tutto contrario. Preferirebbe resistere e andare al voto nell’aprile del 2020. Se non riuscisse a portare a casa la flat tax, quello sarebbe il pretesto migliore per rompere tutto. Però la pazienza sta finendo, come ha spiegato ieri sera dal palco di Adro, durissimo: «Abbiamo aspettato anche troppo. Chi in Europa sta con Macron e Merkel in Italia non può stare con la Lega. Noi stiamo con gli italiani».
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