“Non ci si può sempre nascondere dietro al Sud”. Intervista all’economista Nicola Rossi

Il Sud già soffre di una crisi endemica. L’autonomia che effetti avrà?

“La crisi del Sud è conclamata da anni. Secondo me la prima cosa da domandarsi oggi è: perché arriva ora questa questione dell’autonomia? La mia sensazione è che quando si destinano al Mezzogiorno considerevoli risorse senza nessun risultato da 25-30 anni, c’è una parte del Paese che si irrita. Una parte del Paese che utilizza in modo per lo più efficiente le proprie risorse tollera sempre meno che un’altra grande parte del Paese continui a dilapidare con regolarità le sue risorse. Il punto è questo”.

Ma senza quelle risorse forse le cose sarebbero potute andare ancora peggio, non crede?

“Assolutamente no, perché quelle risorse non sono servite a nulla. Quindi se non le avessimo spese, ad andare male ora staremmo nella stessa situazione in cui stiamo, ma avremmo risparmiato soldi. Direi però che, per certi versi, staremmo molto meglio. Proprio nel libro che ha citato, emerge un dato abbastanza tipico di questo tipo di intervento: quelle risorse hanno creato contiguità con la mafia, hanno sospinto fenomeni di corruzione e a mio modo di vedere sono la ragione principale per cui nel Mezzogiorno si è creata una classe dirigente di infimo ordine”.

Il punto vero è la quantità di risorse, o non piuttosto la macchina dello Stato che è inefficiente?

“Se questo dato sulla connessione risorse-malavita è confermato, non c’è dubbio che va azzerata subito questa modalità di distribuzione delle risorse. Parlo di modalità, non di risorse, che sicuramente devono essere destinate al Mezzogiorno. Il tema è come vanno dati i finanziamenti. Secondo me l’intervento deve avere un unico obiettivo: il completamento degli asset infrastrutturali, materiali e immateriali. Mentre le infrastrutture vengono completate, servirebbe una fiscalità diversa per il Mezzogiorno. Bastano queste due sole misure. Bisogna superare tutto il sistema, cose tipo i contratti di programma, ecc”.

Altri esempi?

“Per esempio va eliminata tutta la burocrazia che è da sempre portatrice di questa idea di intervento, cioè il Dipartimento per le politiche di coesione e l’Agenzia per la coesione. È lì che si è sedimentata una cultura degli interventi nel Mezzogiorno con gli effetti che vediamo oggi”.

Cosa pensa del fatto che sulla scuola non sia passata la delega alle Regioni?

“I diritti costituzionalmente garantiti, come la scuola, la sanità e io aggiungerei anche i beni culturali, non possono non avere un’impronta comune in tutto il Paese. Su questo non si può transigere. Detto questo, non trovo sbagliata l’idea che possa esserci una competizione tra modalità diverse di assicurare quei diritti. Per esempio nella sanità noi già vediamo che esistono modalità diverse di gestione. Sappiamo tutti che la Lombardia è più efficiente di molti Regioni del sud. Ecco, una competizione tra le Regioni per raggiungere prestazioni più efficienti è positiva. Purtroppo noi non la sfruttiamo appieno, perché non imponiamo a tutte le amministrazioni di seguire i modelli migliori”.

Anche nella scuola il servizio sembra molto differenziato.

“Infatti, l’attuale sistema non garantisce l’omogeneità su tutto il territorio nazionale. Ma non possiamo buttare il principio del diritto costituzionalmente garantito a tutti i cittadini, per colpa di una modalità di applicazione disomogenea. Dovremmo capire che probabilmente l’omogeneità si ottiene seguendo modalità diverse di attuazione di quel principio unitario”.

E come giudica la proposta Boeri di salari differenziati tra nord e sud?

“Credo che su un territorio con un potere d’acquisto che varia di quasi il 30%, i contratti nazionali dovrebbero tener conto di questo. Il salario dev’essere legato alla produttività, altrimenti diventa ingestibile. Anche per questa ragione ogni anno 50-60mila giovani se ne vanno dal sud”.

Intende dire che una differenziazione di salario creerebbe anche più posti di lavoro?

“Voglio dire che gli italiani devono essere posti di fronte a una alternativa molto chiara: volete continuare ad avere la fuoriuscita dei giovani dal Mezzogiorno? Tenetevi il sistema com’è, ma non strappatevi i capelli”.

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