Il carabiniere ucciso con un’azione da marine: ma dal coltello ai buchi nelle immagini, ecco cosa non torna

Aggredito alle spalle

L’autopsia sul vicebrigadiere rivela la presenza di undici coltellate, sferrate da Elder mentre abbranca da dietro Cerciello. Un’azione più da marine che non da studente di 19 anni con un fisico nella norma. Elder sostiene di aver agito per paura di avere di fronte i pusher. Ma anche contando il surplus di foga dovuto ad alcol e droga e il mix con gli psicofarmaci assunti per le crisi di panico, resta da capire come né Cerciello né il collega Varriale, tenuto fermo da Natale (anche lui esile), riescano a difendersi. Da dove spuntano fuori gli aggressori? Perché salta lo scambio con Brugiatelli funzionale all’arresto in flagranza? Le parole dei due verranno messe di nuovo a confronto con quelle di Varriale, quando dice: «Ci siamo identificati come carabinieri secondo la procedura».

Il coltello a baionetta

Elder Lee impugna un coltello “a baionetta” che il pm Calabretta e l’aggiunto D’Elia descrivono nel decreto di fermo «per tipo certamente idoneo a cagionare grave offesa». Di più, a sostegno della pari colpevolezza dei due, i magistrati annotano che «l’arma, per le sue dimensioni, non poteva non essere vista dal Natale», che pure sostiene questa tesi. Sembra ormai chiaro che Lee abbia imbarcato il coltello nella stiva dell’aereo alla partenza da San Francisco, in modo da aggirare i controlli. Ma perché lo aveva con sé? Che uso pensava di farne? I due carabinieri non sfoderano le loro pistole, né prima (e non ce ne sarebbe stato motivo) né dopo la rissa, quando Varriale si concentra sul collega ferito. Sull’occultamento del coltello «i due protagonisti rendono versioni contrapposte, accusandosi a vicenda». Una stranezza che gli stessi pm evidenziano annotando, poche righe più avanti: «l’esistenza di un accordo anche nella fase post delitto che non consente di apprezzare atteggiamenti di resipiscenza».

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Le bugie di Brugiatelli

Quanto a Brugiatelli, anche il decreto di fermo dà conto dell’incertezza del suo racconto. Il 47enne sostiene di aver messo lui in giro la voce degli aggressori maghrebini «per paura di quelli a cui avevo rifilato il “pacco”». L’Arma ha diffuso ieri l’audio della telefonata al 112 (manca però il coinvolgimento di Cerciello e Varriale). Possibile che un pusher si rivolga ai carabinieri ma poi teme di rivelare la nazionalità dei ladri dai quali li conduce?

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