Scuola, il concorso beffa che premia i professori peggiori
LA TUTELA
A
quel punto ne entrano circa 6mila. Per gli altri in ordine di
graduatoria, circa 5mila, il ministero dell’istruzione pensò ad una
forma di tutela accantonando i posti disponibili e impegnandosi così ad
assumerli il 1 settembre del 2019. Tutto venne ufficializzato con il
decreto ministeriale 631 del 2018. Il decreto ha previsto infatti che
per questi docenti, primi nelle graduatorie di merito, sarebbe stata
garantita l’assunzione sui posti disponibili sul contingente del
2018/2019 con la relativa assegnazione della provincia. Doveva essere
una forma di garanzia per tutti. Ma i posti accantonati in realtà erano
quelli residuali dopo le immissioni in ruolo di settembre 2018. Erano
pochi e, di fatto, erano quel che restava dopo la scelta degli altri. Ad
esempio su Roma, così come in altre grandi città, i posti andarono
tutti nelle assunzioni di settembre 2018 e così a dicembre, al momento
di firmare l’accantonamento, i docenti divenuti primi in graduatoria si
ritrovarono a dover scegliere i posti in altre province, che nessuno
aveva voluto a settembre.
Ora invece, per settembre 2019, la scelta sarebbe decisamente maggiore col contingente del 2019/20. Quest’anno infatti tra i pensionamenti normali e quelli dovuti a Quota 100, oltre ai trasferimenti, la disponibilità di posti è aumentata. Ma i primi in graduatoria non potranno accedervi, perché sono stati inseriti nell’accantonamento dei posti di dicembre scorso con la destinazione già definita. Un problema decisamente complicato, che sta tenendo occupati sindacati e ministero al tavolo da settimane per trovare una soluzione.
IL PROBLEMA
Quella che doveva essere una tutela, il
decreto 631, sta diventando un vincolo e di fatto un’ingiustizia perché
i docenti, chiamati a scegliere la sede a dicembre scorso, ora si
ritrovano superati da chi viene dopo in graduatoria e può scegliere su
un’ampia possibilità. «Questi lavoratori – spiegano in una nota
congiunta i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – entreranno
effettivamente in ruolo il 1° settembre 2019, ma non potranno scegliere
sui posti che si sono resi disponibili col nuovo contingente, per cui si
creeranno situazioni in cui i docenti collocati in posizione più alta
in graduatoria avranno meno possibilità di scelta, in termini di sedi
disponibili, rispetto a chi ha un punteggio più basso. Data la
particolarità e non ripetibilità di questa situazione abbiamo fatto
diverse proposte all’amministrazione, tra cui quella di consentire a
questi docenti un cambio di provincia che tenga conto delle attuali
disponibilità».
I TEMPI STRETTI
Ma il tempo stringe, molti uffici scolastici hanno già hanno calendarizzato le convocazioni dei docenti. E allora il rischio adesso è che i primi in graduatoria, che andranno ad insegnare in province diverse da quelle di residenza, avvieranno una valanga di ricorsi al Tribunale del Lavoro. Una strada che per la scuola significa solo guai tra graduatorie e nomine da rifare.
IL MESSAGGERO
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