Il problema sono i (non) fatti non gli insulti

Alessandro Sallusti

Ogni giorno ha la sua pena e la sua polemica. La pena è che la riforma della giustizia non vedrà la luce, la polemica è sulle parole che Salvini ha pronunciato dal suo ritiro di Milano Marittima.

A scuotere i benpensanti sono il termine «zingaraccia» usato dal vicepremier per definire una rom che si era augurata la sua morte («speriamo in un proiettile») e l’espressione «mi sono rotto le palle» pronunciata nei confronti dell’ennesima Ong che vorrebbe scaricarci in casa l’ennesimo carico di immigrati raccattati appositamente in mare.

Diciamo subito che in entrambi i casi la sostanza delle parole di Salvini è assolutamente condivisibile. Chi non manderebbe a quel paese una che spera nella tua morte e chi non perderebbe le staffe a essere quotidianamente preso per i fondelli da provocatori politici quali sono i taxisti del mare.

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