Tutti attaccati alla poltrona
E se in Parlamento si approva una mozione opposta rispetto a quel che ha dichiarato il presidente del Consiglio, è un incidente. Darebbe a Salvini l’occasione di aprire la crisi. Opposizioni degne di questo nome questo scenario lo favorirebbero, in fondo il gioco è facile: basta votarsi le proprie mozioni e dire, sulle altre, “affari vostri, non risolviamo i vostri problemi, vedetevela voi, noi non partecipiamo a questa pagliacciata”. Invece fanno l’opposto, mica male.
VIDEO – Il governo pone la fiducia e in aula scoppia la bagarre
Ecco una macchia rossa che si aggira per i corridoi del Senato. È la chioma di Valeria Fedeli: “Siamo semplicemente allucinanti. Sai perché sulla Tav rinunciamo alla manovra d’Aula? Perché i nostri non vogliono votare. Non farmi parlare…”. Però si vede che si trattiene a stento. Un po’ di pazienza, poi continua: “Uno che ha bisogno di tempo perché se ne vuole andare e ha in mente lo schema ’Matteo contro Matteo”, gli altri prudenti. Ma non voglio parlare, lasciamo stare”. A proposito, il Matteo giusto, nel giorno in cui si vota il decreto sicurezza, l’arma finale del Matteo sbagliato contro le Ong, è in Colorado, non in Aula. Questo però è un altro discorso. Torniamo al tema principale, che non è di poco conto. Antonio Misiani, che fa parte della segreteria nel Pd, ammette candidamente: “La verità è che qui Salvini neanche con tutta la buona volontà arriva a elezioni anticipate”.
A metà pomeriggio la profezia si materializza. Massimiliano Romeo, il brillante capogruppo della Lega è in buvette. Sorseggia un tè caldo, compiaciuto, molto compiaciuto, di un Parlamento tenuto sulla corda: “Ma no, ma dai… la crisi… Certo si pone un problema politico se il decreto sicurezza non ha la maggioranza assoluta, ma vedremo…”. E qui sorride ancora. Perché, ormai è chiaro, è fin troppo evidente che una situazione di questo tipo è irripetibile. Ha appena finito di parlare Alberto Airola, uno dei duri (una volta) no-Tav, dissidente, fino a poco tempo contrario al decreto sicurezza annunciando il suo voto a favore. Il passaggio clou è la fotografia di una mutazione genetica: “Mai come adesso, con un certo groppo nel petto, mi sovvengono le parole di Rino Formica: la politica è sangue e merda”. In verità, la citazione originale recitava “la politica è passione, sangue e merda”, ma evidentemente il primo elemento è caduto, anche questo segno dei tempi.
VIDEO – Airola vota sì: “La politica è sangue e merda”
Scorre così una giornata senza pathos, scontata nell’esito, banale come l’unico sentimento che la anima, la paura che possa precipitare il quadro, clamoroso esempio di subalternità collettiva al ministro desnudo che fa ballare alle spiagge l’Inno nazionale, ridotto a tormentone estivo: “Ma dai – dice Loredana De Petris, almeno lei si indigna – qui stanno tutti aiutando il governo. Forza Italia e Fratelli d’Italia si astengono sul decreto sicurezza. Sulla Tav addirittura i Cinque stelle non votano la nostra mozione ‘no tav’ per paura di sommare i voti. Sono tutti terrorizzati dall’idea di tornare a casa”. Menomale che c’è la Santanché, almeno ha sempre la battuta pronta: “Basta parlare di questo Papeete, con le cubiste con i costumi animalier. Almeno, per cantare l’inno, potevano mettersi i costumi tricolori. Al Tweega queste cose non le facciamo, è più di classe”.
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