Aiuto negato ai disabili gravi privi della ricetta di 70 anni fa

di Gian Antonio Stella

«E la ricetta medica?». «Dovrei aver conservato una ricetta medica di mia madre di oltre mezzo secolo fa?». «È la legge, signora: la legge». Un muro. Invalicabile. Che Argentina Romanelli sia davvero disabile non è in discussione. Le mancano tutte e due le braccia, ha una gamba di cinque centimetri più corta dell’altra e tre dita per ogni piede. Ma come poteva lui, il colonnello medico Ernesto Giorgio, impacciatissimo, accertare che era stata colpita proprio dal talidomide? Tutto bloccato.

In realtà il dottore non c’entra con la decisione che è stato costretto a prendere. Il punto è che i governi chiamati in questi anni a fare una scelta hanno via via aggrovigliato le contraddizioni: come distinguere i disabili nati senza mani, braccia o piedi perché colpiti dal farmaco messo in commercio negli anni Cinquanta dalla Chemie Grünenthal di Stolberg, vicino ad Aquisgrana, propagandato come ideale rilassante per le donne incinte fino alla scoperta, da parte degli americani, dei danni spaventosi che poteva fare ai bambini? Mica facile capire: già «prima» erano stati registrati casi di bimbi nati con terribili menomazioni. Come il francese Pierre Mahieux nato nel 1879 o l’americana Freda Pushorik nata nel 1922, entrambi senza gambe né braccia. «Busti umani», li chiamavano.

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