Governo, Manovra subito o “tecnici” per blindare i conti: incubo Iva da fermare
Un nuovo governo non potrebbe fermare l’aumento dell’Iva – Un nuovo governo che si formasse a ottobre-novembre avrebbe comunque poche settimane per scegliere quali spese tagliare o quali sconti fiscali cancellare per evitare che l’aliquota Iva ordinaria salga dal 22 al 25,2% e quella agevolata al 10% passi al 13%. Al Tesoro tutti i dossier sono aperti ma ancora non sono state individuate soluzioni né ci sono proposte pronte: l’obiettivo del ministro Giovanni Tria era infatti quello di arrivare a settembre con diverse opzioni tecniche da mettere sul tavolo dei due alleati per lasciare poi alla politica la scelta non solo di dove reperire le risorse ma anche di dove destinarle.
Il lavoro, insomma, non è affatto concluso e proprio per questo sarebbe altrettanto complicato immaginare un anticipo della Manovra ad agosto, pure sollecitato in queste settimane da Matteo Salvini, o comunque prima che siano sciolte le Camere. Per un nuovo governo resterebbe poi l’opzione, tecnicamente complicata da realizzare, di mettere in campo un decreto per spostare l’entrata in vigore dei rincari, magari anche solo di qualche mese, e avere il tempo di studiare un piano di spending review o di revisione delle tax expenditures. Nello scenario del governo tecnico, che si potrebbe presentare soprattutto se si andasse alle urne più avanti, oltre ai limiti sulle grandi scelte “politiche”, non ci sarebbe nemmeno la forza sufficiente per contrattare con l’Europa margini di flessibilità sul deficit.
Le scadenze con l’Ue – Bruxelles, comunque, in un quadro di elezioni anticipate (e con la nuova commissione appena insediata) probabilmente potrebbe concedere a un nuovo esecutivo italiano un po’ di tempo in più per presentare la bozza del bilancio. La scadenza è fissata alla metà di ottobre, mentre il disegno di legge vero e proprio va presentato alle Camere entro il 20 ottobre. Prima però andrebbe rivisto il quadro macroeconomico, con la nota di aggiornamento al Def, (entro il 27 settembre) e andrebbe anche approvato (all’appello manca ancora il voto della Camera) l’assestamento di bilancio che, insieme al decreto Salva-conti, ha consentito all’Italia di evitare la procedura di infrazione europea con una maxi-correzione da quasi 8 miliardi.
TGCOM
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