Crisi di governo, conti pubblici da blindare per evitare l’esercizio provvisorio
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L’accelerazione dello spread
La
manovra da definire in autunno dovrà dunque provare a disinnescare le
clausole automatiche sull’Iva, che per il 2020 ammontano a ben 23,1
miliardi. Ma occorrerà far fronte alla reazione dei mercati che già
hanno risposto all’accelerazione della crisi politica con l’aumento
dello spread.
Il verdetto delle agenzie di rating
Sullo
sfondo incombe il giudizio delle agenzie di rating e la trattativa da
avviare con la nuova Commissione europea che si insedierà all’inizio di
novembre. Per avere una qualche cognizione di come si articolerà la
prossima manovra economica occorrerà attendere l’evolversi della crisi
politica, con i successivi passaggi istituzionali che vanno delineandosi
in queste ore.
Le incognite del quadro di finanza pubblica
Il
quadro di finanza pubblica presenta al momento non poche incognite. Di
certo l’accelerazione della crisi politica, in un anno in cui l’economia
crescerà di poco al di sopra dello zero, richiede massima attenzione
nella gestione dei conti. Il deficit del 2020, grazie ai minori esborsi
che è possibile iscrivere nei saldi per quota 100 e reddito di
cittadinanza, potrebbe attestarsi a bocce ferme nei dintorni dell’1,8%
del Pil. Ma nei piani del governo, ora quanto meno in stand by,
rientrava anche la flat tax (in una formulazione tutta da definire), il
taglio del cuneo fiscale e il salario minimo, oltre al finanziamento
delle cosiddette “spese indifferibili”.
Al momento una manovra da 35 miliardi
A
conti fatti, al momento il conto della manovra potrebbe attestarsi
attorno ai 35 miliardi. Cifre che saranno ovviamente sottoposte a
notevoli oscillazioni a seconda del quadro politico che si determinerà
da qui alle prossime settimane. Arduo che una scelta cosi impegnativa
possa essere attribuita a un governo, l’attuale, che una volta
formalizzata la crisi, sarebbe in carica solo per gli affari correnti.
Quirinale in prima linea
Il dilemma di queste concitate ore di crisi politica vedrà ancora una
volta il Quirinale in prima linea. La preoccupazione principale è quella
di evitare di esporre il paese ai rischi di una nuova fase di
fibrillazione sui mercati. Lo spread, in seguito alla decisione della
Commissione europea di non aprire la procedura di infrazione nei
confronti del nostro paese, era sceso nelle scorse settimane al di sotto
dei 200 punti base. L’andamento sembrava incoraggiante. Ora torna lo spettro di nuove impennate del differenziale tra i nostri Btp e i bund tedeschi, che imporrebbero massima vigilanza per gli effetti che inevitabilmente vi sarebbero sul fronte della spesa per interessi.
Ripresa dell’economia a rischio
Certamente a fare le spese della crisi politica saranno le fragili aspettative di ripresa dell’economia. Il passaggio parlamentare, dopo le dichiarazioni di giovedì sera del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, potrebbe anche essere rapido. L’apertura formale della crisi aprirebbe la strada ai passaggi successivi. In caso di voto anticipato a ottobre, tra insediamento delle nuove Camere, formazione del nuovo governo e successivo voto di fiducia, la sessione di bilancio dovrebbe essere ristretta a poche settimane. Una corsa contro il tempo per una manovra i cui contorni al momento pare arduo provare a ipotizzare.
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