Crisi di governo, Renzi pensa alla scissione dal Pd per un nuovo esecutivo
O si fa un governo di transizione, o si fa un nuovo partito. Matteo Renzi non lo ha detto con queste parole, ma ai suoi parlamentari ha chiesto di tenersi pronti a tutto. La ferita che lacera il corpo del Pd è profonda, suturarla è difficile e l’ex premier non si fida del chirurgo. Il no di Nicola Zingaretti a un esecutivo che tenga assieme dem e 5 Stelle per salvare gli italiani dalla «botta» dell’Iva e approvare il taglio dei parlamentari, ha allarmato i renziani e convinto «Matteo» ad accelerare verso lo strappo.
«Scissione» è la parola impronunciabile, che avrebbe come primo passo la nascita di nuovi gruppi parlamentari. Con il paradosso che il segretario si troverebbe in minoranza. I gruppi sono nati a fortissima trazione renziana e anche se il congresso del Pd ha cambiato gli equilibri, il fiorentino che ha guidato il Nazareno continua ad attrarre la maggioranza dei senatori e dei deputati dem. A loro Renzi ha fatto sapere che andrà fino in fondo e che al momento del voto «ciascuno dovrà assumersi la propria responsabilità». Perché sia evidente «chi ha detto di sì e chi ha detto di no». Ragionamenti che l’ex capo del governo ha fatto recapitare a Zingaretti, avvertendolo che «se voterà no all’accordo non potrà raccontare in campagna elettorale che bisogna fare una santa alleanza contro Salvini».
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