Casa, Flat Tax e imprese: ecco la manovra targata Lega. Ma è scritta sull’acqua
Quasi ad evocare i mantra economici del vecchio centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, che peraltro potrebbe risorgere dalle ceneri dell’attuale legislatura, tra i capisaldi della manovra targata Lega c’è un consistente intervento sulla tassazione della casa: abolizione della Tasi e pagamento della nuova Imu con bollettino precompilato F24 (secondo i tecnici di Salvini, così si potrebbero recuperare oltre 5 miliardi di euro di evasione fiscale); conferma della cedolare secca del 10% per le case affittate a canone concordato e di quella del 21% sulla locazione dei negozi. Poi, ovviamente, il vessillo fiscale della Lega, la Flat Tax al 15% per pensionati e lavoratori che potrebbe significare, nelle intenzioni di ‘Garavaglia&co.’, un risparmio tra i 10 e i 15 miliardi per i contribuenti. E ancora, la cancellazione del doppio binario fiscale Irap/Ires, con l’abrogazione della prima e la trasformazione della seconda in imposta regionale; abrogazione del modello 770 per le tipologie di reddito più ricorrenti, ossia lavoro dipendente, autonomo e amministratori di condominio. Il viceministro Garavaglia sottolinea che al centro della manovra ci saranno anche le imprese e, in questo senso, le misure predisposte sono il saldo e stralcio per le aziende in crisi certificata, l’incentivazione dei pagamenti elettronici con relativa cancellazione dell’Isa per i commercianti, un incremento della deducibilità per le auto aziendali.
Garavaglia, Bitonci e Borghi non si sbilanciano sui numeri di questa bozza di manovra, ma qualche calcolo si può azzardare mettendo insieme 23 miliardi anti-Iva, 3 miliardi per le spese indifferibili, 5-6 miliardi per la Flat Tax (compreso l’assorbimento del bonus 80 euro), circa un miliardo per l’abolizione della Tasi. Oltre 30 miliardi, dunque, anche perché secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, gli effetti di trascinamento sul 2020 dei risparmi concordati con la Ue per evitare la procedura d’infrazione per deficit eccessivo, saranno vanificati da una crescita prevista inferiore allo 0,8% segnato nel Def. Per la copertura, però, a tutt’oggi ci sarebbero solo i circa 2 miliardi del ‘saldo e stralcio’ segnalato dall’Agenzia delle entrate e i 2,4 miliardi risparmiati con il minor tiraggio di ‘quota 100’. Nonostante questo ‘squilibrio’, la Lega continua a garantire che, con la sua manovra, il parametro deficit-Pil resterà comunque sotto il 3%: un mezzo-miracolo e, soprattutto, la conferma dei toni dialoganti con l’Europa ostentati in questi giorni di crisi governativa. Sicuramente una scelta tattica, visto che da Bruxelles dipende anche la tempistica di una eventuale finanziaria da varare in fretta e furia qualora si andasse davvero al voto in autunno come auspica Salvini.
La storia parlamentare italiana più recente, insegna che tra lo scioglimento delle Camere e l’insediamento di un nuovo esecutivo trascorrono mediamente quattro mesi, un arco di tempo ovviamente inconciliabile con il calendario che prevede per il 27 settembre la Nota di aggiornamento al Def con la revisione delle stime sullo stato dell’economia (passaggio fondamentale dopo la procedura scongiurata); per il 15 ottobre la presentazione a Bruxelles della bozza di manovra 2020; per il 30 novembre la “pagella” della Commissione europea sulle manovre dei Paesi della Ue. Se i piani di Salvini dovessero andare a pallino con elezioni in ottobre, dunque, non resterebbe che confidare in una flessibilità sui tempi da parte dell’Unione. Flessibilità da non escludere a priori, visti alcuni precedenti. Certo, una volta eventualmente risolto il vincolo europeo, rimarrebbe la spada di Damocle dell’esercizio provvisorio, visto che la Finanziaria va approvata entro il 31 dicembre. Anche su questo alla Lega si dicono tranquilli: “Sono presidente della Commissione Bilancio e ricordo bene che lo scorso anno il maxi-emendamento è arrivato in Parlamento il 23 dicembre”, sostiene Borghi. L’ottimismo della volontà, verrebbe da dire. E soprattutto un contesto che cambia di ora in ora e che trasforma la manovra della Lega in un documento scritto sull’acqua.
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