Perché Salvini non può chiedere «pieni poteri»

di Oreste Pollicino e Giulio Enea Vigevani

Non basta dire «al voto»: ecco il timing della crisi

«Chiedo agli italiani, se ne hanno voglia, di darmi pieni poteri per fare quello che abbiamo promesso di fare fino in fondo senza rallentamenti e senza palle al piede (..) Siamo in democrazia, chi sceglie Salvini sa cosa sceglie».
Questo ha dichiarato il ministro dell’interno, ieri a Pescara. Meno di tre righe per esprimere uno dei più grandi ossimori costituzionali della narrativa politica italiana degli ultimi tempi.

Infatti, esattamente perché siamo in democrazia, nessuno può chiedere “pieni poteri” al popolo italiano , perché tale conferimento colliderebbe frontalmente con qualsiasi modello di democrazia moderna.
E ciò, innanzitutto, per una ragione di grammatica costituzionale. Le parole sono importanti e quelle pronunciate da Matteo Salvini richiamano, forse a sua insaputa, la grande storia. La richiesta di pieni poteri infatti non può non evocare il “decreto dei pieni poteri” adottato dal parlamento tedesco nel 1933, che determinò un’accelerazione verso la dichiarazione dello stato di emergenza e, nei fatti, diede avvio alla dittatura nazista. Ma già un decennio prima, il maestro di Hitler, in una “aula sorda e grigia”, sfidava il Parlamento italiano chiedendo “i pieni poteri perché vogliamo assumere le piene responsabilità”.

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