Merckx: «Avversari di una vita, poi amici. E adesso ho perso io»
Il ricordo di Gimondi di Davide Cassani, il c.t. del ciclismo azzurro è il più toccante: «Felice è stato il primo e unico ciclista per il quale ho tifato, al punto di non guardare le corse se non c’era lui. Da ragazzino facevo carte false per poterlo andare a vedere a bordo strada quando una corsa passava dalla mia Romagna e riuscii perfino a convincere mio padre a saltare il matrimonio di mio zio per un Giro di Romagna. Felice era la classe, la generosità e la signorilità. Era moderno perché spaziava in ogni tipo di corsa e coraggioso perché di fronte a un gigante come Merckx non abbassò mai la testa, non rinunciò mai a lottare».
Tra gli eredi di Gimondi anche Gianni Bugno, pure lui vincitore di Giro d’Italia, campionato del mondo e Milano-Sanremo. «Dignità è la prima cosa che mi viene in mente pensando a Gimondi. Dignità come atleta, come dirigente, come organizzatore di eventi sportivi. In un mondo di atleti che urlano e si mettono in mostra, lui era un’eccezione. Era il più grande del ciclismo moderno, poco da aggiungere». Il più emozionato nel ricordare Gimondi è Claudio Chiappucci, altro grande ex del ciclismo azzurro. «Quando ho preso per la prima volta la maglia gialla del Tour — spiega Il Diablo — fu tra i primi a telefonarmi per i complimenti. In quel momento realizzai cos’avevo combinato. Gimondi non era un ex ciclista, era il Ciclismo»
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