La crisi politica, più trappole che topi
Il capo del Movimento, Luigi Di Maio, fa sapere, però, di non voler avere niente a che fare neanche con Matteo Renzi, nell’ipotesi di una possibile nuova maggioranza Pd-5Stelle. Meno che mai, c’è da giurarci, con Silvio Berlusconi e Forza Italia. Dunque, la «formula Ursula», lanciata da Romano Prodi, per quanto con un suo perché e anche con un suo fascino, a oggi appare senza prospettive, perché senza interlocutori-contraenti.
Rimarrebbe in campo una soluzione che passi da un’intesa diretta tra Di Maio e Nicola Zingaretti, con Renzi in un ruolo di spettatore interessato ma senza voce in capitolo. Peccato, però, che, come maliziosamente ma apertamente, ha avvisato Carlo Calenda, l’ex premier del Pd avrebbe in mano la golden share del nuovo governo, potendolo far cadere secondo i suoi disegni.
Insomma, più trappole che topi. O, per dirla meglio, un caos neanche tanto calmo che toccherà al presidente Sergio Mattarella regolare. Ma che, almeno a oggi, lascia intravedere solo un esito lineare: le elezioni.
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