Di Maio ancora retrocesso: se si vota il leader sarà Conte
L’idea di schierare Conte leader, con le due ali Di Maio e Di Battista, rafforza la tentazione del M5s di non escludere la strada del voto anticipato. Nonostante i segnali di apertura arrivati ieri dal mondo dei Cinque stelle alle condizioni poste da Nicola Zingaretti per un governo giallorosso, l’alleanza con i dem, a trazione renziana, spaventa i capi grillini. E l’ordine partito dall’associazione Rousseau ai parlamentari del M5s di regolarizzare i contributi conferma come il ritorno alle urne sia un’opzione ancora sul tavolo. Anche Di Maio, fino a un paio di giorni fa, il più favorevole a un’intesa con il Pd, pare stia virando verso la soluzione delle elezioni anticipate. E qui avrebbe giocato un ruolo determinante proprio Conte, offrendo al vicepremier il salvagente della ricandidatura. In cambio, Di Maio dovrà cedere la leadership al capo dimissionario del governo. L’elogio pubblico su Facebook di Di Maio a Conte a poche ore dalle dimissioni suona già come un passaggio di testimone. Con annessa benedizione. Il vicepremier salverebbe faccia (dicendo no al patto con i dem) e poltrona. E anche i sondaggi (drammatici) per i Cinque stelle con la discesa in campo di Conte risalirebbero. Il più scettico sull’operazione Conte leader resta il presidente della Camera Roberto Fico. Che di colpo vedrebbe sfumare il proprio sogno: un accordo con il Pd che lo porterebbe a Palazzo Chigi.
In vista del colloquio con Sergio Mattarella i Cinque stelle valutano tutti gli scenari. Il M5s chiuderà oggi il giro di consultazioni al Colle. La prima mossa sarà quella di riproporre al capo dello Stato il nome di Conte per un nuovo esecutivo a guida grillina. Soluzione già bocciata dal segretario del Pd. La partita è delicata: il rischio di un passo falso è elevato. E il Movimento, al netto delle dichiarazioni, non è compatto. Gianluigi Paragone, senatore dei Cinque stelle (i numeri a Palazzo Madama per una maggioranza giallorossa potrebbero essere risicati) da giorni spara contro l’accordo con il Pd. E per evitare fughe in avanti, che possano complicare ogni percorso, ieri la Casaleggio, in attesa del primo giro di consultazioni, ha imposto il silenzio stampa a tutti. Leader compresi.
Mentre questa sera, dopo le consultazioni, Di Maio incontrerà (per la seconda volta in tre giorni) i gruppi parlamentari. Segnale chiaro di un Movimento sempre meno controllabile.
IL GIORNALE
Pages: 1 2