Mattarella dà tempo fino a martedì per accordo sul nuovo Governo. M5S: sì a negoziati con Pd
«Avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida»
«Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza
solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo
affondare la nave, che a pagare siano gli italiani», ha spiegato Di Maio
ai giornalisti. «Non lasciamo la nave affondare», ha aggiunto: «Il
voto non ci intimorisce affatto ma il voto non può essere la fuga dalle
promesse fatte dagli italiani. Abbiamo tante cose da fare». In un
altro passaggio, il capo politico del M5S ha sottolineato che quanti
hanno votato il M5S il 4 marzo «l’hanno fatto per cambiare l’Italia non
il Movimento» e «il coraggio non è di chi scappa ma chi prova fino in
fondo a cambiare le cose, anche sbagliando con sacrificio e provando a
fare le cose».
Lista di riforme complesse
Più
nel dettaglio, le 10 priorità indicate dal Movimento sono: 1) taglio
del numero dei parlamentari; 2) manovra equa che preveda in particolare
lo stop all’aumento dell’Iva; 3) cambio di paradigma sull’ambiente, con
un new deal verde; 4) legge sul conflitto di interessi e riforma della
Rai sul modello Bbc; 5) dimezzare i tempi della giustizia e riforma del
Csm; 6) autonomia differenziata e riforma degli Enti locali; 7) carcere
ai grandi evasori e contrasto all’immigrazione clandestina e del
regolamento di Dublino; 8) rilancio degli investimenti per il Sud; 9)
riforma del sistema bancario; 10) revisione delle concessioni
autostradali e tutela dei beni comuni, come la scuola, con una legge
contro le classi pollaio, e l’acqua.
Salvini: il voto è la via maestra per risolvere la crisi
«L’Italia
non può permettersi di perdere tempo e non può avere un Governo che
litiga e con posizioni distanti»: l’esecutivo Conte è caduto per i
«troppi no» del M5S, e «oggi la via maestra non possono essere manovre e
giochini di palazzo o governi “contro”, sono e dovrebbero essere le
elezioni». Questo invece il messaggio recapitato al capo dello Stato dal leader della Lega, Matteo Salvini, in occasione delle consultazioni.
«Ero consapevole di un governo fermo, ma se si vuol far ripartire il
Paese noi siamo pronti senza pregiudiziali senza guardare indietro», ha
aggiunto Salvini, affiancato dai capogruppo di Camera e Senato, Riccardo
Molinari e Massimiliano Romeo. Poi ha aperto quello che è sembrato uno
spiraglio per una rinnovata alleanza con i 5S. «Se qualcuno mi dice
“ragioniamo perché i no diventano si, miglioriamo la squadra, diamoci un
obiettivo, facciamo qualcosa non “contro” ma “per” – ha piegato il
leder del carroccio ai giornalisti – io l’ho sempre detto, sono una
persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro».
Le voci di una piattaforma “segreta” di Zingaretti
Al
capo dello Stato «abbiamo detto esplicitamente che siamo disponibili a
un governo di svolta che affronti i problemi veri del Paese. Siamo per
fare una cosa seria e stabile. Siamo a favore del taglio dei
parlamentari che pure avevamo già proposto in passato, ma chiediamo sia
inserito in una agenda complessiva che tenga conto di una riforma della
legge elettorale che garantisca rappresentanza democratica ai
territori». Così il presidente dei deputati dem Graziano Delrio,
reduce dalla salita al Colle per le consultazioni con la delegazione Pd,
ha risposto nel primo pomeriggio alle indiscrezioni su una piattaforma
“segreta” del segretario Nicola Zingaretti per l’accordo con il M5S. Tra
i punti, oltre allo stop al taglio dei parlamentari, anche l’abolizione
dei due decreti sicurezza e una intesa preventiva sui contenuti della
prossima legge di Bilancio.
Renziani in trincea
Poco
prima delle precisazioni di Delrio, mossa proprio dalle voci di una
piattaforma alternativa del segretario (che potrebbe risultare
particolarmente indigesta al M5S e quindi rendere più probabili le
urne), la deputata renziana Anna Ascani ha messo in guardia le altre anime del partito dal porre “paletti” politici non concordati ai potenziali alleati di governo: «Chi
nel Pd pensa di far saltare il banco di un possibile governo,
istituzionale o di legislatura se ne assumerà la responsabilità di
fronte al Paese e all’Europa. Le condizioni sono quelle poste in
direzione, altre condizioni rischiano di essere fuori luogo in questo
momento». La presa di posizione dei renziani ha quindi costretto il
segretario Zingaretti a diffondere una nota in cui conferma che «i punti
alla base della possibile trattativa per un nuovo governo sono quelli
decisi all’unanimità dalla Direzione di ieri e che abbiamo presentato
oggi al Presidente della Repubblica. Qualora ce ne fossero le condizioni
e la disponibilità, è giunto il tempo di aprire una fase di confronto e
approfondimento»
Ultimo giorno di consultazioni
Dopo i colloqui di mercoledì con i presidenti di Camera e Senato, i gruppi Misti e LeU,
il secondo giorno delle consultazioni al Quirinale si è aperto questa
mattina con l’arrivo della delegazione di Fratelli d’Italia guidata da
Giorgia Meloni, A seguire il presidente Sergio Mattarella ha incontrato
il Pd e Forza Italia. Nel pomeriggio è stato il turno della Lega e del
Movimento Cinque Stelle. Il segretario Pd Nicola Zingaretti ha
manifestato la sua disponibilità a un «governo di svolta» e di
«discontinuità», basato sui 5 punti programmatici votati all’unanimità dalla direzione dem.
In caso contrario meglio le urne. Da Forza Italia Silvio Berlusconi ha
invocato una «maggioranza di centrodestra o elezioni anticipate», e
Giorgia Meloni di Fdi ha parlato del «voto come unico esito possibile».
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Zingaretti: ok a governo di svolta sulla base dei nostri punti Alla stampa, dopo il colloquio con Mattarella, Zingaretti ha riferito di aver «manifestato al presidente della Repubblica la disponibilità a verificare la formazione di una diversa maggioranza» e «un governo nel segno della discontinuità politica e programmatica». Un esecutivo «non a qualsiasi costo», ha precisato Zingaretti, perchè «serve un governo di svolta, alternativo alle destre», «per il quale abbiamo indicato i primi non negoziabili principi»: primo tra tutti la riconferma della «vocazione europeista» dell’Italia. Tra gli altri punti irrinunciabili ci sono una diversa politica migratoria e di accoglienza (vedi modifica ai contestatissimi decreti sicurezza). E una svolta sulle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti. Che in pratica significa una intesa preventiva sui contenuti della prossima manovra di bilancio, con l’obiettivo di evitare l’inasprimento della pressione fiscale e il previsto aumento dell’Iva (due aspetti citati nel documento votato dalla direzione dem). In assenza delle predette condizioni «tutte da verificare», continua il segretario dem, «lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate alle quali il Pd è pronto».
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Meloni: voto è unico esito possibile
«Le elezioni sono oggi l’unico esito possibile, rispettoso dell’Italia,
dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione», «l’unico modo
per avere un governo stabile», ha detto Meloni subito dopo il colloquio
con il presidente Sergio Mattarella. «Ho sentito Salvini», ha aggiunto
la leader di Fdi, spiegando che «se si andasse al voto ci sarebbe una compagine formata da Fdi e Lega sicuramente,
vedremo cosa fa Fi, e sicuramente sarebbe già maggioritaria». In caso
di valutazione di mandato esplorativo, per Meloni, l’idea è affidarlo ad
un esponente del centrodestra.
Leggi anche/ Perché il centrodestra va diviso al Colle.
Berlusconi: maggioranza di centrodestra o voto anticipato
«Il
centrodestra è la maggioranza uscita dalle urne alle scorse politiche
ed è oggi la maggioranza naturale degli italiani» ha detto Berlusconi al
termine delle consultazioni, spiegando che «l’Italia ha bisogno di un
centrodestra moderno» «con vocazione europeista». Per il Cavaliere
quindi «occorre costituire una maggioranza di centrodestra e qualora non
fosse possibile realizzarla, la via maestra sono le elezioni
anticipate». «L’esperienza appena conclusa – ha avvertito- dimostra che i
progetti di governo si fanno con i tempi e con le idee compatibili, non
dopo il voto ma prima. Quindi un governo non può nascere in
laboratorio, se basato solo su un contratto». E dunque «vogliamo mettere
in guardia da un esecutivo frutto di maggioranza tra diversi e
improvvisata che esiste solo in Parlamento e non rispetta gli elettori».
Il Cav: con Pd-M5s rischio imposta successioni
Niente maggioranze improvvisate, quindi, ma nemmeno un governo «fortemente sbilanciato a sinistra che – avverte Berlusconi – sarebbe pericoloso per le imprese e per le garanzie di libertà dei cittadini» con il rischio che «messo di fronte alle difficoltà ricorra ad una patrimoniale che comprometterebbe definitivamente le prospettive di crescita». Rivolto ai cronisti presenti al Quirinale, poi, il leader azzurro ha detto: «Vi dico di fare attenzione perchè ci sono programmi in giro anche contro l’editoria e le tv. Il male può venirci addosso, ed è un male grande che riguarda tutti noi».
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