Governo, riparte la trattativa Pd-M5s. Alle 18 riunione dei capigruppo. Il Pd apre su Conte: “Ma no a Di Maio vicepremier”

Governo, riparte la trattativa Pd-M5s. Alle 18 riunione dei capigruppo. Il Pd apre su Conte: "Ma no a Di Maio vicepremier"

Chiamato a commentare il tweet, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, intercettato dai cronisti con sua figlia, risponde: “Sono in silenzio stampa perché sono con la bimba”.

Mentre Beppe Grillo scrive un enigmatico post sul suo blog, in cui immagina un fantasioso incontro con Dio, che gli chiederebbe di non interferire: “Sbaglio oppure una delle paure più diffuse oggi in Italia è che lei torni in campo, signor Giuseppe? (…) Ora, faccia rientrare i vaffanculi signor Giuseppe, smetta di interferire e lasci ad ognuno la sua mediocrità. Li lasci lì senza un linguaggio: che la Babele si scateni!”.

Twitta a proposito di un eventuale governo “giallorosso” anche Roberta Lombardi, portavoce M5S presso il Consiglio Regionale del Lazio, ex parlamentare.

“Il Pd dice che il problema nel far nascere un Governo di concretezza sarebbe Di Maio al Viminale. Sono sicura che il nostro capo politico non antepone se stesso al Paese. Non sarebbe da 5 Stelle. Partiamo invece da Conte-2 e le cose da fare per l’Italia”.

Le fibrillazioni nel M5s, mentre Di Battista guarda alla Lega

Nel M5s è tuttavia molto acceso il dibattito fra chi sostiene l’accordo e chi lo respinge. Come nel caso di Luigi Gallo e Alessandro Di Battista, che si rendono protagonisti di uno scontro a distanza. “Chi esplicitamente sta perseguendo la strada del voto o del ritorno con la Lega contro la volontà del gruppo parlamentare e Di Beppe Grillo non può dettare condizioni a nessuno. Un’altra occasione persa per stare in silenzio #Conte2”, afferma il deputato Gallo a Di Battista, che aveva scritto su Facebook: “No ai Benetton, no a Malagò, no ai conflitti di interesse”. A Di Battista replica anche il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo: “Taglio dei parlamentari, revoca delle concessioni autostradali a chi è inadempiente, riforma dello sport (già approvata) e contrasto a lobby e poteri occulti, da Bibbiano ai banchieri corrotti. La Lega c’era, c’è e ci sarà”.

Mentre il senatore Gianluigi Paragone afferma: “Un governo con il Pd? Se vogliono farlo lo facciano”. E lancia una provocazione ai dem: “Se vogliono dimostrare di essere una forza di popolo, facciano Stefano Fassina ministro dell’Economia”.

Trattativa ancora in corso

La trattativa dunque è ancora in corso. “Non mi risulta che la trattativa sia saltata – aveva detto il capogruppo grillino alla Camera, Francesco D’Uva, a ora di pranzo – Si va avanti, una cosa per volta. Che Conte non sia il punto è un grandissimo passo avanti, un’ottima notizia”, aggiunge, facendo riferimento al ruolo del premier. “Se il punto è questo – aveva suggerito il sindaco di Milano Giuseppe Sala – al ministero dell’Interno metteteci un tecnico”,

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“Facciamo tutti un passo indietro. Di Maio non si assuma una responsabilità così pesante. Le sue ambizioni personali rischiano di far saltare un accordo per dare al Paese un governo nuovo. Disinnescare le clausole dell’Iva vale molto di più che salvare un incarico ministeriale” è stato l’invito del presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.

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Sta di fatto – aveva ammesso il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio – che al momento “il dialogo si è bruscamente interrotto e non capiamo perché. Speriamo di riprendere”.

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Le posizioni nel Pd

“Se si vuole veramente arrivare a un accordo basato su contenuti e programmi utili al Paese – ha affermato Emanuele Fiano del Pd – i 5S devono abbandonare il metodo degli ultimatum e confrontarsi sulle cose concrete da fare”.

Tra le questioni più complicate dal punto di vista del programma figurano la manovra 2020, la giustizia e i decreti sicurezza. Nella partita c’è anche il capitolo immigrazione. Su questo punto arriva l’ammonimento del dem Matteo Orfini a Conte: “Sui migranti serve discontinuità da subito”.


Le speranze di un accordo Pd-5S non sono ancora del tutto perse, ma la distanza tra le due formazioni è evidente. Come emerge, ad esempio, dal tweet di Francesco Bonifazi: “Sono uno serio e responsabile. Credo al governo istituzionale. E mi va bene anche Conte. Ma se devo accettare Di Maio al Viminale, per me si può andare a votare subito”.

Toni duri anche dal Movimento. “In una fase cosi delicata per il Paese – si legge in una nota del M5S – non c’è tempo da perdere. Noi stiamo lavorando intensamente per dare risposte immediate ai cittadini. E dobbiamo sbrigarci perché il tempo stringe. Nel partito democratico, però, hanno ancora le idee confuse. Predicano discontinuità ma ci parlano solo di incarichi e di ministeri, non si è parlato ne di temi ne di legge di bilancio”.

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“Così non va proprio bene – si legge ancora nella nota 5S – ieri dopo 4 ore di incontro non si è arrivati a nulla. Così non si può lavorare. O si cambia atteggiamento o è difficile. Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l’ok all’incarico a Conte”.

Intanto Italia in Comune, la formazione politica della quale fa parte anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ha aperto a un esecutivo di legislatura “a condizione che avvii subito un tavolo di confronto permanente con sindaci e amministratori locali per rispondere alle istanze dei territori”, sostiene in una nota il coordinatore nazionale Alessio Pascucci.

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