Il governo nelle mani di Conte: «Non una somma, ma una vera coalizione»
«Io non avrò soltanto il compito di guidare il governo. Io dovrò fare in modo che quella tra Cinque Stelle e Pd non sia semplicemente una somma. Ma un amalgama, una sintesi, una coalizione». Nel corso degli ultimi giorni, Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti hanno stretto un rapporto partendo praticamente da zero. Si erano visti qualche volta nelle rispettive vesti di presidente del Consiglio e governatore del Lazio ma nessuno dei due era rimasto particolarmente impressionato dall’altro. È anche probabile — visto che l’operazione Conte 2 partiva col supporto di una grande sponsorizzazione di Matteo Renzi e che le frequentazioni accademiche fiorentine dell’Avvocato lo avevano portato, in passato, a sfiorare l’universo dei renziani ortodossi — che il leader del Pd guardasse all’inquilino di Palazzo Chigi con una punta di diffidenza. Poi qualcosa è cambiato, da ieri l’altro i due hanno preso a parlare al telefono più volte al giorno, si sono inventati la formula del «programma coeso come superamento del vecchio contratto di governo», hanno collaborato nella gestione del caso Di Maio. E hanno iniziato, forse, a piacersi (qui la fotostoria delle consultazioni).
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