Il Quirinale tira un sospiro di sollievo
L’operazione è innescata sia pur tra molte ambiguità, non detti, nodi non sciolti. Come quello gordiano a cui è rimasto impigliato il dibattito pubblico italiano su chi e quanti saranno i vice premier del nascituro Governo, se ci sarà Di Maio, chi ricoprirà l’incarico in casa Pd, e altre amenità di questo tipo. Il professor Giuseppe Conte riceverà l’incarico da Mattarella, in mattinata, lo accetterà come da prassi con riserva, poi avrà a disposizione un numero congruo di giorni per dare all’accordo un profilo programmatico, un assetto, e forse anche un po’ di anima. E poi sciogliere la riserva.
Spetterà a lui trovare una sintesi tra le esigenze dei partiti, in termini di agenda e di uomini, portandola poi al capo dello Stato, disposto a concedere anche una settimana o dieci giorni per mettere un po’ d’ordine allo spettacolo scomposto di questi giorni. E rimasto scomposto anche alle consultazioni, sia alla Vetrata sia nei colloqui, in cui nuovamente al Colle si sono registrare le convulsioni dei partiti. Che, al di là del minimo sindacale, non hanno ancora spiegato il “perché” del matrimonio e, se non i sentimenti, quantomeno gli obiettivi. Né hanno illustrato, al di là dell’indicazione del nome e di una generica intenzione di stare assieme, una cornice politica del nuovo governo degna di questo nome.
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