Mattarella vuole garanzie su quattro ministeri
Se potrà dare una mano al premier nell’interesse generale, Mattarella non si tirerà indietro, come del resto aveva fatto pure con il governo giallo-verde. Ed è chiaro che, quando si tratterà di scegliere i ministri (quattro in particolare: Economia, Esteri, Interno e Difesa), Mattarella non vorrà limitarsi a mettere la firma sotto i decreti di nomina. Corre voce ad esempio che per il Viminale vedrebbe meglio un tecnico della materia rispetto a figure politiche di primo piano. Però eserciterebbe questa sua vigilanza senza elevarsi a “Lord protettore” del governo. Insomma, il paragone col governo Monti viene giudicato del tutto fuori luogo.
Il “timing” della crisi
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poco di quanto si sono confidati Mattarella e Conte nell’ora e mezza di
colloquio. Si sa che il premier incaricato è consapevole delle
difficoltà, ma nutre fiducia in se stesso. E che informerà il Quirinale
passo passo. Oggi consulterà tutti i partiti, come richiede il galateo
non scritto della Repubblica. Tra martedì e mercoledì potrebbe tornare
sul Colle per sciogliere la riserva scaramantica con cui ha accettato
l’incarico, e giovedì dovrebbe ripresentarsi con la nuova squadra
ministeriale per la cerimonia del giuramento. Seguirebbe dibattito in
Parlamento venerdì e sabato, iniziando dalla Camera. Entro la prossima
settimana il nuovo governo comincerà a rimboccarsi le maniche, sempre
che qualcosa non vada storto. Due le preoccupazioni.
La prima riguarda i numeri in Parlamento. Sulla carta ce ne sono in abbondanza. Per esempio al Senato la nuova coalizione dovrebbe poter contare su 173 voti comprensivi degli apporti dal gruppo Misto e dalle Autonomie. L’asticella a Palazzo Madama sta a quota 160, dunque no problem. Però corre voce che salvini potrebbe lanciare una campagna acquisti, specie tra i Cinquestelle, dunque c’è qualche apprensione. Per non parlare della votazione sulla piattaforma Rousseau che, nonostante la considerino manovrata dall’alto, potrebbe regalare sorprese.
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