Salvini, un anno di tweet contro i boss. Ma i cacciatori di Messina Denaro aspettano ancora gli straordinari

E chi ha lavorato due ore in più al giorno – per finire un pedinamento o per completare un’intercettazione – sapeva già che sarebbe stato pagato dopo un anno e più.

Eccola, dunque, la lotta alla mafia del ministro Salvini, una lotta senza quartiere. Ma fatta dagli altri. Generalmente, organizzati in piccole squadre, perché ormai è la stagione dei tagli continui. “Siamo nel corso di una tempesta perfetta”, ha dichiarato il 30 luglio a Catania il capo della polizia Franco Gabrielli. “Abbiamo un buco di organico che non è stato colmato in questi anni”. I poliziotti sono 99mila, dovrebbero essere 117 mila.

Lo sapete da quanti investigatori è composta la squadra della Mobile palermitana che ha bloccato il ritorno dei padrini italo-americani? Appena 15. E sapete in quanti hanno lavorato all’indagine che ha svelato la potente mafia nigeriana? Solo 6. Nella squadra mobile che fu di Boris Giuliano e Ninni Cassarà, una quarantina di vecchi investigatori sono andati in pensione, e nessuno ha pensato a rimpiazzarli. Il dirigente Rodolfo Ruperti si ritrova oggi con 270 poliziotti, impegnati però in nove sezioni, nove ambiti di lavoro che spaziano dalle rapine al grande crimine organizzato, alla caccia ai latitanti. “Ci sono stati tempi in cui la Mobile poteva contare su 350 persone – dice Luigi Lombardo – ma evidentemente oggi la lotta alla mafia non è una più una priorità”.

La lotta alla mafia al tempo di Salvini. Nella difficile frontiera di Trapani, dove il superlatitante Messina Denaro conta ancora su fidati imprenditori che gestiscono i suoi affari milionari, la Direzione investigativa antimafia ha solo 12 uomini. E nell’ultimo anno e mezzo, sei sono stati impegnati nell’inchiesta sul consulente per l’energia di Salvini, il faccendiere Paolo Arata, sorpreso a fare affari con il “re” dell’eolico Vito Nicastri e a brigare per un emendamento di favore con l’ex sottosegretario Armando Siri.

Va anche peggio ad Agrigento, l’ultima indagine della Dia che ha scoperto le connessioni fra la nuova mafia e un capo ultrà della Juventus è stata fatta da quattro persone. Non molti di più sono quelli che a Caltanissetta si occupano di indagare sui misteri delle stragi Falcone e Borsellino. E’ l’antimafia del ministro dell’Interno che nell’ennesimo tweet, lanciato dopo un blitz antimafia, scriveva: “La lotta alla mafia è un impegno a cui mi dedicherò con ogni mia energia, con ogni mezzo necessario”.

REP.IT

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