L’Avvocato del declino

Solo il senso degli Italiani per il potere può spiegare l’aura di gloria con cui Giuseppe Conte ha varcato stamattina il Quirinale per ricevere il suo incarico bis, nientemeno, come fosse un Andreotti qualunque. Grazie all’inclinazione del nostro paese per i potenti, questo sconosciuto Avvocato, che fino a qualche giorno fa era ancora definito come “scoperto” o “pescato” dai 5s, divenuto premier ben due volte, ma sempre nel giro di una notte, è diventato protagonista di una favola. Liberato per la seconda volta dalla sua umile natura di rospo da un bacio, sia pur non di una principessa, ma di un principe che gli ha detto sì e gli ha messo a disposizione un partito. 

Ebbene, sì. Nel primo minuto dell’anno zero del Governo Conte bis, scattato alle 9.30 di questo 29 agosto, il realismo è il vero senso perso in questa operazione di formazione del nuovo Governo. Una divisiva e difficile operazione, dal destino incredibilmente denso di difficoltà, presentato nei suoi ultimi metri come la formula che improvvisamente ridà dignità al paese, restituisce l’Italia al suo posto tra i grandi del mondo, e la fa tornare al suo patrio destino di frontiera contro il fascismo/nazismo. 

La narrativa con cui Giuseppe Conte viene trasformato dal suo vecchio ruolo di “guardiano del contratto”, “tecnico che prepara i dossier”, e “pacificatore di due alleati a volte riottosi” (definizioni da lui usate per descriversi) al piccolo Napoleone attuale è il racconto della voglia di illudersi che muove al momento la politica italiana. 

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