Tensioni Pd-M5S spingono in rosso Milano (-0,35%). Spread risale a 175 punti
Gli investitori sembrano anche non aver prestato grande attenzione alle parole del membro tedesco del consiglio direttivo Bce, Sabine Lauteschlaeger che in un’intervista a Market News ha indicato di non ritenere necessario ora un maxi-pacchetto di stimoli all’economia e tantomeno un ripristino del Qe anche per evitare la questione del “moral hazard” con gli Stati. Indicazioni più confortanti erano giunte peraltro ieri dalla presidente in pectore della Bce Christine Lagarde che ha lasciato intendere con chiarezza di voler proseguire lungo la linea di politica monetaria tracciata da Mario Draghi.
Brilla Cnh (+5%) su voci di scorporo Iveco
Sul FTSE MIB ha chiuso con una scatto del 5% il titolo di Cnh Industrial in scia alle voci su un possibile spin-off di Iveco. Acquisti anche su Amplifon (1,65%), Fiat Chrysler Automobiles (+0,85%) ed Exor (+1,32%). In fondo al listino rosso per Salvatore Ferragamo (-2,06%) e il titolo della Juventus Fc (-1,11%). Seduta positiva anche per il titolo Pirelli & C (+0,85%) – in scia al settore delle quattro ruote in Europa – e per il gruppo Buzzi Unicem (+1,17%). Poco sopra la parità le assicurazioni Generali (+0,30%) che ieri ha rilevato dalla controllata Citylife il 90% della Torre Hadid, 177 metri e 44 piani in cui nei mesi scorsi la compagnia assicurativa triestina ha trasferito il proprio headquarter milanese, per un corrispettivo pari a 315 milioni. Fiacca la seduta dei bancari, da Intesa Sanpaolo (-1%) a Unicredit (-1.14%) fino a Banco Bpm (-3,35%) e Ubi Banca (-2,77%).
Safilo chiude a +2,6% grazie ad accordo con Hugo Boss. Male Atlantia
Safilo Group
ha guadagnato il 2,6% dopo il rinnovo della licenza con Hugo Boss fino a
dicembre 2025. Secondo gli analisti «la licenza con il gruppo Hugo Boss
può valere circa il 5% dei ricavi di Safilo». La holding Atlantia,
dopo un avvio discreto, ha invece concluso gli scambi a -2,55%
risentendo delle ipotesi, che circolano, di future modifiche delle
concessioni autostradali anche col prossimo governo Conte bis.
Inflazione in Usa a luglio invariata a +1,6%, crolla fiducia consumatori
L’inflazione
negli Stati Uniti è rimasta a luglio al di sotto dei livelli
considerati ottimali per un’economia in salute. La misura preferita
dalla Federal Reserve per calcolarla – il dato Pce (personal consumption
expenditures price index – è salita dello 0,2% a luglio su base
mensile, mentre su base annuale è aumentata dell’1,4% (dall’1,3% di
giugno). La componente «core» del dato, depurata dagli elementi
volatili, è aumentata dello 0,2% mensile e dell’1,6% annuale (anche in
questo caso invariata sul mese precedente). Il dato è stato diffuso dal
dipartimento del Commercio e relativo ai redditi personali e alle spese
ai consumi. Un dato molto negativo è invece giunto dalla rilevazione di
fine agosto della fiducia dei consumatori misurata dall’Università del
Michigan. L’indice ha accusato il maggior calo mensile dal dicembre del
2012 passando a 89,8 punti dalla lettura preliminare pari a 92,1 punti e
contro i 98,4 punti di luglio. Si tratta del livello più basso
dall’ottobre del 2016.
Pil Italia resta al palo, disoccupazione Eurozona ai minimi da 11 anni
Secondo
la stima flash di Eurostat, nell’Eurozona l’inflazione è aumentata
dell’1% ad agosto, stabile rispetto a luglio che aveva registrato la
stessa variazione. Il tasso di disoccupazione dell’Eurozona è al 7,5% a
luglio, stabile rispetto a giugno e in calo su anno (8,1% a luglio
2018). Si tratta del minimo da luglio 2008. Trend opposto in Italia
dove, secondo l’Istat, il tasso disoccupazione sale al 9,9% a luglio e
quello dei giovani risale al 28,9% mentre il Pil nel secondo trimestre è
rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello
0,1% nei confronti del secondo trimestre del 2018.
La sterlina soffre la Brexit, si ferma il rally del petrolio
Sul fronte valutario, continua la discesa dell’euro che in questo momento è scambiato a 1,1009 nei confronti del dollaro (contro 1,1058 dollari alla chiusura di ieri) e vale 116,87 yen (117,75), mentre il dollaro-yen è pari a 106,14 (106,48). Debole anche la sterlina, scambiata a 1,2174 contro il biglietto verde. In calo il prezzo del petrolio: il Wti con consegna a ottobre viene scambiato a New York a 54,98 dollari al barile, in calo del 3,05% rispetto a ieri.
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