Neanche Mattarella ne può più
Nemmeno Sergio Mattarella ne può più, di fronte a uno spettacolo che farebbe perdere la pazienza anche a un santo. E che rischia, ove mai non fosse già accaduto, di coprire di ridicolo questa crisi interminabile: iniziata con governo che cade sulle liti e sui deliri egotici, e proseguita con un altro governo che, prima ancora di nascere, già si frantuma su tutto. Anche chi, come il sapiente capo dello Stato, è universalmente riconosciuto come un abile gestore delle situazioni più delicate da analisti, osservatori, partner internazionali, può uscire da un quadro di questo tipo ammaccato nell’immagine, sia pur per colpe non sue. A un certo punto una crisi politica, se trascinata in eterno senza una soluzione, diventa una crisi istituzionale, col Quirinale trascinato nel gorgo della non soluzione dalle convulsioni dei partiti.
Per questo chi ha una certa consuetudine col Colle rivela, con un linguaggio meno paludato del solito, che “il capo dello Stato si sta innervosendo”. Il che tradotto, per una figura che nei racconti è sempre calma per definizione, significa che siamo al limite. Segno di questa insofferenza è che lassù non hanno alcuna intenzione di concedere all’avvocato Conte più tempo rispetto a quello previsto, come trapela da palazzo Chigi: entro mercoledì al Quirinale si aspettano che il premier incaricato salga con programma, lista dei ministri e un corredo di convincenti certezze, altrimenti si prende atto del fallimento del mandato e si procede con le riflessioni del caso, riconsiderando quello scioglimento che sembrava scongiurato.
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