Viminale, in pole i tecnici Lamorgese, Morcone e Pansa

Il toto ministri impazza con continui cambi di schemi sulla squadra di governo che potrebbe essere pronta entro martedì, intesa permettendo. Il Quirinale però vigilerà, soprattutto sulle caselle di Economia, Interni, Esteri e Difesa. Le prime tre reclamate dal Pd, la quarta da Di Maio che dovrebbe traslocare dove oggi siede Elisabetta Trenta. Al Tesoro Giovanni Tria, che stava lavorando alla difficile manovra finanziaria, potrebbe rimanere al suo posto, anche se insidiato da un altro tecnico come Carlo Cottarelli – ieri nel caos delle trattative ha twittato ironicamente «A questo punto mi sento un po’ confuso…» – e dall’eurodeputato del Pd Roberto Gualtieri. Al Viminale i dem vorrebbero l’ex ministro Marco Minniti, chiamato a raddrizzare la linea rispetto alle politiche di Salvini. Uno dei punti su cui rischia di scoppiare l’alleanza giallorossa, con Di Maio che ha già ribadito che la ratio dei decreti sicurezza non si tocca. Potrebbero optare in alternativa per Mario Morcone ex capo di gabinetto al Viminale o convergere su un nome condiviso anche dai grillini come Alessandro Pansa, ex capo della polizia, mentre spunta anche quello di Luciana Lamorgese, già prefetto di Milano e oggi consigliere di Stato.

Agli Esteri potrebbero arrivare la dem Marina Sereni oppure Enzo Amendola, deputato M5s considerato competente in materia. Per i due dicasteri retti ora da Di Maio, Lavoro e Sviluppo economico, sono in lizza i dem Graziano Delrio e Teresa Bellanova per il primo, Paola De Micheli, vice di Zingaretti, per il secondo. Ma per lei sarebbe pronta anche una scrivania a Palazzo Chigi come sottosegretario alla Presidenza del consiglio. Di Maio vuole garantire poi al fedelissimo Riccardo Fraccaro un ruolo di peso, come potrebbe essere il ministero per le Riforme a cui passerebbe dagli attuali Rapporti con il Parlamento. E vuole blindare Alfonso Bonafede in uno dei ministeri, la Giustizia, simbolo delle battaglie grilline e potenzialmente esplosivo per gli equilibri col Pd. Anche perché in cantiere c’è già la riforma della giustizia firmata dallo stesso Bonafede e che era stata bocciata da Salvini. Il Movimento vuole portarla a termine, dopo aver già incassato lo stop alla prescrizione. Resterebbe ai dem anche il ministero per gli Affari regionali, quello che deve occuparsi dell’autonomia: il Pd potrebbe collocare Vasco Errani, di Leu, che sostiene i giallorossi. La dem Anna Ascani potrebbe andare ai Beni Culturali, mentre all’Istruzione dovrebbe arrivare il grillino Lorenzo Fioramonti, oggi vice ministro di Bonisoli. Tutto al netto dei mal di pancia sulle ambizioni di Di Maio da parte di diversi esponenti ortodossi del M5s, vicini al presidente della camera Roberto Fico. L’insofferenza è per la mancanza di discontinuità all’interno della squadra pentastellata.

IL GIORNALE

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