Quante ipocrisie. Sì, parliamo di poltrone
La spartizione delle poltrone è uno spettacolo “disgustoso” – come lo ha definito ieri Salvini – quando vien fatta senza tener conto dei meriti e delle competenze, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma negare spudoratamente che nel corso di una trattativa per la formazione di un governo si parli anche di poltrone è un’insopportabile ipocrisia, perché tutti sanno che la politica è fatta così: e così tutti si comportano, anche coloro che lo negano e poi hanno cercato fino all’ultimo di fare il vicepremier. E se la negazione di questa realtà è un’ipocrisia, l’enunciazione dell’irrilevanza dei nomi come principio (“uno vale uno”) è una follia. Se non si pensa a chi potrebbe fare il ministro non si è ’diversi’ dagli altri: si è irresponsabili.
Il Movimento ha preso da tempo il Palazzo d’Inverno: non ci sarebbe nulla di male a prenderne atto e ad abbandonare una retorica antemarcia che ormai genera solo ilarità.
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