Gb, sì del Parlamento a una legge per fermare la Brexit senza accordo. Johnson battuto, chiederà elezioni anticipate
Lee è solo il primo. A nulla sono servite le minacce di purga politica di Johnson, di esclusione dei “traditori” dal partito conservatore. Ieri sera oltre venti deputati tory, dall’ex ministro delle Finanze Hammond fino al nipote di Churchill Sir Nicholas Soames, si sono clamorosamente ribellati contro il governo Johnson e il tremendo sospetto che i “progressi con l’Ue per un accordo Brexit” siano solo una farsa, come ha scritto ieri il Telegraph. In serata Sky News rincara: Johnson ha decimato il team di negoziatori britannici in Ue al lavoro per risolvere l’annosa questione del confine irlandese post Brexit.
Esteri
Un conservatore lascia il partito, Boris Johnson non ha più la maggioranza in Parlamento
dal nostro corrispondente ANTONELLO GUERRERA
Così, i congiurati tory si sono uniti al “demonio marxista” Corbyn, ai
suoi laburisti e i lib-dem, e hanno strappato a Boris, 328 a 301 voti,
il controllo del Parlamento per approvare, tra oggi e domani, una legge
che obbligherebbe il premier a chiedere all’Ue l’ennesimo rinvio della
Brexit fino al 31 gennaio 2020 – se non avesse un accordo entro il 19
ottobre – e così schivare, ancora una volta, il No Deal. Decisivo John
Bercow, lo speaker della Camera e caro nemico di Johnson, che ha
permesso una legislazione di emergenza.
Brexit, Johnson perde la maggioranza: il deputato Tory si alza e va a sedersi tra i Lib Dem
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È una pesante sconfitta per il premier. “Così ci mozzate le gambe! Ci costringerete a elemosinare! Ci arrenderemo ai diktat dell’Europa! Volete bloccare la Brexit! Ma il 31 ottobre si esce comunque!”, sbraita Johnson in aula con un lessico bellico. “Finiscila”, gli risponde il laburista Corbyn, “non hai mandato, né morale e ora non hai neanche una maggioranza!”, sotto gli occhi gelidi di Theresa May, per ore con le mani composte e incrociate sulle gambe, come una scolaretta retrocessa al terzo banco dei conservatori insieme ai suoi (ex) ministri. In prima linea, ora, c’è un esecutivo di ultrà brexiter. Ci sono tutti, ora comandano loro e la settimana prossima il Parlamento richiuderà a causa della contestatissima – ma forse inutile – sospensione di cinque settimane decisa da Johnson.
Dopo la disfatta di ieri a Westminster circondata dai dimostranti che hanno occupato le strade, oggi Johnson chiederà nuove elezioni: si dovrebbero tenere il 14 ottobre, se i 2/3 della Camera dei Comuni approveranno. “Sono l’unica soluzione”, ha detto. Boris è all’angolo. Ma mai sottovalutarlo. Il premier ha poteri elevati oltremanica e ieri dietro le quinte del Parlamento si aggirava il suo “Bannon” Dominic Cummings, eccezionalmente uscito dalla sua reclusione. È lui il Rasputin della svolta estremista di Johnson. Signor Cummings, che ci fa qui? “Niente, osservo”. E scappa via, nella sua camicia sempre sdrucita. Forse Boris un altro colpo in canna ce l’ha.
REP.IT
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