I politici di oggi sono oltre il trasformismo: sono senza radici
di Massimo Cacciari
Scrivo queste poche righe senza ancora conoscere l’esito della crisi. Ciò che l’ha generata è tanto chiaro quanto oscura la sorte che comunque ci attende. Soltanto l’infaticabile produzione di chiacchiere a mezzo di chiacchiere da parte dei suoi protagonisti può nascondere i crudi fatti: con la propaganda sovranista Salvini aveva capitalizzato il capitalizzabile; a questo punto lo attendeva la quadratura del cerchio di una manovra finanziaria che non dava alcun margine su flat-tax e autonomia regionale; ha perciò scommesso sulla guerra lampo: o vittoria elettorale o i grillini per terrore del voto mi concedono tutto e di più.
La scommessa non gli è riuscita (o solo in parte, se si andasse a votare), ma la sua vittoria potrebbe essere solo rimandata – basta che la soluzione di governo che si escogita non manifesti una forza tale da rovesciare addirittura l’immagine di assoluta debolezza che oggi si esprime nei colloqui e incontri tra Pd e 5 Stelle.
Debolezza che nessuna retorica sulla centralità del Parlamento, nessuna lezioncina sulle regole della democrazia rappresentativa ecc., sono in grado di coprire: il Pd è il partito sconfitto alle ultime politiche e i 5 Stelle verrebbero massacrati se si andasse oggi al voto. Soltanto uno straordinario segno di consapevolezza politica, critica e autocritica, soltanto una compagine governativa di assoluta autorevolezza, coesa intorno a un programma di riforme di sistema, potrebbero forse riuscire a convincere l’opinione pubblica che si intende sul serio aprire una fase politica nuova e non si tratta di salvare in extremis e pro tempore un naufragante ceto politico.
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