Carabiniere ucciso a Roma, la chat tra gli americani e Brugiatelli: «All’appuntamento devi venire solo»
Natale: E poi ti ho detto a incontrarmi a Unicredit
Brugiatelli: E dove sta Unicredit?
Natale:
Unicredit è una banca oh… Io ti ho detto, ti ho già detto l’indirizzo
non posso darti più informazioni di questo se te non la trovi non è
colpa mia
Brugiatelli: La
banca dove… vabbè ridimmelo un’altra volta, porco dinci fratè io sto a
venì oh io sto a venì lì, te sto a portà i soldi tutto quanto, me lo
devi dare te l’indirizzo
Natale: Stai ancora con tuo amico, ti ho detto che devi rivenire da solo
Brugiatelli: Eh io vengo da solo, vengo da solo
Natale: Perché mi passi il telefono al tuo amico
Brugiatelli: Perché l’amico mio è più di Trastevere
Natale: Sento un sacco di voci, dietro che si sentono un sacco di voci, io ti ho detto di venire da solo
Brugiatelli: Ma guarda che io vengo da solo, io vengo da solo non ti preoccupà, però mi devi dire la banca, almeno la banca
Natale: Unicredit via Giuseppe Gioacchino Belli.
La dinamica dell’avvenuto
La chat chat si colloca, temporalmente, immediatamente prima dell’aggressione. Ma vale la pena ripercorrere le tappe di quella notte. Anzitutto a quando i due americani vengono agganciati a Trastevere da Sergio Brugiatelli che si offre di accompagnarli da alcuni spacciatori nordafricani per acquistare cocaina. Poco dopo i ragazzi si accorgono di aver speso 80 euro ma di aver ricevuto due pasticche di tachipirina e per ripicca si portano via lo zaino che l’uomo aveva lasciato su una panchina. Ed è proprio per tentare di recuperare quello zaino che Brugiatelli si rivolge ai carabinieri e accetta di incontrare Elder e Natale Hjorth che gli avevano chiesto in cambio un grammo di cocaina e 100 euro. Al termine di una trattativa durata oltre due ore sale sull’auto «civile» dei carabinieri. Quattro giorni dopo il delitto il comandante provinciale di Roma aveva svelato che Cerciello Rega aveva lasciato la pistola nell’armadietto in caserma. Ma non era stata fornita alcuna spiegazione sul motivo per cui — mentre il suo amico veniva colpito con 11 coltellate e moriva dissanguato — Varriale non avesse reagito sparando almeno un colpo in aria. E di fronte ai magistrati coordinati dal procuratore reggente Michele Prestipino, Varriale è stato costretto ad ammettere: «Anche la mia pistola era nell’armadietto. Eravamo in borghese con bermuda e maglietta e l’arma si sarebbe vista». Una versione che appare incredibile, perché c’è una circolare firmata dal Capo della polizia Franco Gabrielli che obbliga tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine a girare armati. E in ogni caso non si comprende come mai, nel momento di andare all’appuntamento concordato, non abbiano deciso di prendere le armi.
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