La ragazza che accusa il figlio di Beppe Grillo e i suoi amici: «Il Billionaire, la vodka, poi lo stupro»

La distanza temporale è una delle basi sulle quali poggia la difesa degli indagati. La 19enne, prossima universitaria e reduce dalla maturità in uno dei più prestigiosi collegi di Milano (e d’Italia), figlia di una coppia attiva nel settore privato e per natura giramondo, era in Sardegna insieme a un’amica, ugualmente italiana e con uno dei genitori nato nel Nord Europa. La sera del 16 luglio, con un taxi hanno raggiunto il «Billionaire» perché l’amica conosceva uno dei futuri indagati. Si sono seduti insieme. Soprattutto per bere, e bere pesantemente. Ore dopo, stanche e poco lucide a causa dell’alcol, le amiche hanno deciso di andarsene. Sempre secondo la testimonianza della 19enne, una ragazza alta, esile e bionda che nel pomeriggio ha eliminato la maggioranza delle fotografie dai profili dei social network e che, cercata, ha scelto di non parlare, ha comunicato ai quattro che avrebbe chiamato un taxi per andare a dormire.

I quattro l’hanno invitata a rimanere per una spaghettata — c’erano stati esclusivamente bicchieri, sul tavolo del «Billionaire» — da consumarsi nella casa di uno di loro. Dinanzi alle obiezioni delle amiche, hanno prenotato un furgone che fa trasporto privato e a bordo del mezzo hanno raggiunto l’abitazione. La 19enne ha mangiato. Insieme agli altri s’è alzata, ha camminato vagando per le camere senza accorgersi d’esser seguita da uno degli indagati che, all’interno di una camera da letto, le ha proposto un rapporto sessuale. Lei ha detto di smetterla, lui ha insistito, e quando ha provato a fuggire, l’ha bloccata e violentata.

Non ha saputo dire, la vittima, dove fosse l’amica, che sarà sentita a breve dalla Procura: ovvero se era cosciente, se si è resa conto di quanto stava accadendo e ha cercato di intervenire oppure no. Ha però avuto un lucido ricordo, la 19enne, della seconda parte delle violenze, quando si sono aggiunti gli altri.

L’indomani, non ha denunciato. Ha pubblicato sul profilo Instagram una foto con l’amica mentre brindavano su un divano del «Billionaire»; ma brindavano a se stesse, prima dello stupro, e non dopo, dunque confutando la convinzione della difesa per cui c’è stato sesso insistito al quale non si sarebbe opposta, anzi.

I giorni successivi, sono atterrati i genitori. La madre ha ravvisato delle anomalie nel comportamento della figlia, l’ha convinta a confidarsi, la famiglia è rientrata a Milano e come primissima azione si è presentata — mamma, papà, ragazza — nella stazione di via della Moscova, dove i carabinieri hanno attivato la procedura di trasferimento nella stanza «protetta» di Porta Garibaldi. Agli investigatori, la 19enne ha fornito nomi e profili sui social network e, pare, ha esattamente «collocato» in quella casa, quella notte, Grillo, Capitta, Corsiglia e Lauria. Ognuno con i propri presunti ruoli e le proprie responsabilità.

CORRIERE.IT

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