Di Maio si affida all’apparato: così la Farnesina media tra Usa e Cina

Andrea Muratore

Da nuovo ministro degli Esteri Luigi Di Maio dovrà affrontare una serie di dossier di primaria importanza. Il capo politico del Movimento cinque stelle assume, dopo l’impegnativa esperienza di vicepremier, ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro nel primo governo Conte, la strategia funzione di capo della Farnesina in una fase che vede un contesto internazionale in continua ebollizione: dai problemi più vicini alle sponde italiane, come la questione migratoria e le crisi di Libia e Algeria che mettono a repentaglio parte dell’import energetico italiano, alle questioni di portata globale concernenti la sfida tra potenze (Stati Uniti, Russia, Cina) passando per dossier scottanti come Iran e Venezuela Di Maio dovrà assieme al premier Giuseppe Conte gestire questioni che potrebbero condizionare il futuro di una media potenza come l’Ita

Sotto certi punti di vista la nomina di Di Maio alla Farnesina ha suscitato perplessità per la giovane età e la relativamente scarsa attenzione dimostrata dal capo politico pentastellato alle questioni di politica internazionale, non a caso passate in subordine nella stesura del programma di governo col Partito democratico. D’altro canto, la scelta del capo politico del primo partito rappresentato in Parlamento di assumere la guida degli Esteri porterà inevitabilmente l’agenda internazionale a risultare primaria nella definizione degli equilibri dell’esecutivo e, tema non secondario, potrebbe di conseguenza attrarre una quantità crescente di risorse economiche su una branca dell’esecutivo negli ultimi anni svuotata progressivamente di fondi e disponibilità.

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