Brexit, perché l’Europa è stufa degli inglesi (spiegato da un inglese intelligente)
Brexit, cosa cambia? Le 8 cose da sapere per viaggiare e lavorare con serenità in Gran Bretagna
di Redazione Economia
# Fuori, e presto.
Chi
decide in Europa ha dunque perso la pazienza e vuole che l’Uk esca
rapidamente. L’ipotesi di un rinvio a lungo termine è stata a lungo
quella preferita ma non scalda più. Oltre che del premier non ci si fida
di Corbyn, il laburista che pensa solo a come prendere il suo posto.
Gli europei resteranno amichevoli e aperti al negoziato ma nulla di più:
quello che preme loro, a questo punto, è mantenere la cooperazione nel
campo della sicurezza.
# Sul campo, la Brexit sta già avvenendo.
Il
ruolo avuto per decenni dagli inglesi nell’Ue è ormai ricoperto dalla
«Lega anseatica» dei Paesi del Nord. Le grandi imprese europee non si
stracciano le vesti per evitare il no deal, al quale si preparano da tre
anni, e non vogliono regalare vantaggi: se i loro concorrenti
britannici non seguono più le regole comuni, devono stare fuori dal
mercato unico.
# Non sarà poi ‘sta gran tragedia.
Il
danno dalla Brexit stimato per l’Ue è di 40 miliardi di euro. «In
media, sono 90 sostenibili euro a testa» per ciascun cittadino europeo.
Alcuni Paesi se ne accorgerebbero a malapena, soprattutto l’Europa del
Sud, dove — trova Simon — non c’è più attenzione per la Brexit di quanta
ce ne sia da parte dei politici britannici per la crisi di governo
italiana (e qui sbaglia, perché noi siamo molto meno miopi e più curiosi
degli inglesi e ci appassioniamo sempre alle loro beghe, figurarsi se
ci riguardano un po’).
# L’Europa non tradirà l’Irlanda.
È
una questione vitale, non d’amore. Due terzi dell’Ue sono fatti da
Paesi con 10 milioni di abitanti o meno. Piccoli Stati che da soli
sarebbero bullizzati: «La Danimarca da Trump, i Baltici da Putin,
chiunque dalla Cina». Proteggendo l’Irlanda ognuno protegge se stesso,
per quando toccherà a lui.
# La Brexit deve essere un fiasco.
Lo
vuole Macron, ma perfino l’Ungheria sovranista di Orbán, che contesta
l’Europa ma non si sogna di lasciarla. Se tra un anno Johnson potesse
dire che la Brexit ha funzionato, incoraggerebbe gli eurofobi di ogni
dove.
# Una settimana dopo la Brexit senza accordo ripartiranno i negoziati.
È
quello che si aspettano gli esperti di Bruxelles: l’Europa sarà
flessibile per qualche giorno sul confine irlandese, ma nei porti i
controlli doganali scatteranno subito e causeranno ritardi e carenze di
beni in Uk. Per concedere una nuova proroga, l’Ue pretenderà a quel
punto che Londra accetti il «backstop» (l’Irlanda del Nord nell’unione
doganale), paghi il suo debito di 39 miliardi e garantisca i diritti
degli europei che vivono in Uk.
# Ma c’è un rischio.
Che Johnson vinca le elezioni su una piattaforma da ultrà quale è, si rifiuti di pagare e si tuffi tra le braccia di Trump. A quel punto, «il no deal potrebbe metastasizzare».
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