Fiducia al governo, Conte: «Basta proclami. Nuova legge elettorale e revisione del dl Sicurezza»
Un nuovo linguaggio
Il primo sentito applauso arriva quando Conte dichiara di volere «lasciare alle spalle il frastuono dei proclami inutili e le dichiarazioni roboanti» a favore di «un nuovo lessico» e di una «lingua mite» perché «siamo consapevoli che la forza della nostra azione non si misurerà con l’arroganza delle nostre parole». Precisa poi che la squadra, accomunata dall’obiettivo del «nuovo umanesimo», sarà unita per il resto della legislatura. L’appello alla sobrietà abbraccia anche l’universo social: «Mi auguro che la sobrietà» della maggioranza «possa essere contagiosa e orientare positivamente i comportamenti dei cittadini, a iniziare dall’uso responsabile dei social-network, che non di rado diventano ricettacoli di espressioni ingiuriose e di aggressioni verbali. Non posso non stigmatizzare, ancora una volta, gli ignobili attacchi indirizzati, nei giorni scorsi, a due mie ministre, la senatrice Teresa Bellanova e l’onorevole Paola De Micheli, alle quali rinnovo la mia partecipe vicinanza».
«Si parte dagli asili nido»
Le prime misure che il nuovo governo si appresta ad adottare, spiega il premier, che ricorda che «l’Italia cresce a ritmi molto inferiori a quelli che dovrebbero garantire uno sviluppo armonico e sostenibile», sono però nel campo della famiglia e dell’educazione. «Partiremo dagli asili nido — dice — Non possiamo indugiare oltre. Bisogna lavorare per una integrazione sempre maggiore delle donne nella vita sociale e produttiva». Conte parla poi della necessità di insistere sul tema della formazione e della preparazione dei giovani. Viene previsto un innalzamento dell’obbligo scolastico con un sempre maggiore sostegno alle famiglie a basso reddito.
«L’Italia sarà una smart nation»
Conte ricorda che «questo è il governo più giovane della storia della Repubblica, e non per merito di chi parla che alza la media anagrafica». E per questo dovrà lavorare soprattutto per i giovani, «soprattutto quelli del Sud, costretti ad espatriare con conseguente declino della nazione». Primo obiettivo, in questo campo, la lotta al precariato, con un coordinamento tra azione pubblica e privata. Il governo dovrà dettare le regole del gioco e elaborare una politica industriale: «Rilanceremo gli investimenti — dice — e opereremo per trasformare l’Italia in una smart nation». Per questo, ricorda, è stato fortemente voluto il nuovo ministero dedicato all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione.
Autostrade e ponte Morandi
Conte poi sgombra il campo sulla posizione del governo nel campo delle concessioni autostradali: la linea non cambia, in particolare in relazione alla tragedia del ponte Morandi. Non cita mai Atlantia o i Benetton, ma spiega che non ci sarà nessun cedimento agli interessi privati, anche per rispetto alla memoria delle vittime. «Renderemo più efficiente e razionale il sistema delle concessioni — annuncia — operando una progressiva e inesorabile revisione di tutto il sistema». Applausi calorosi dai banchi del M5S, più tiepidi da quelli del Pd (in passato i pentastellati avevano accusato i dem di fare melina sulla condanna di quanto accaduto proprio per una vicinanza politica alla famiglia Benetton).
Il «green new deal»
Il premier, evocando Roosevelt, annuncia poi l’avvio di un «green new deal per la rigenerazione urbana», un’azione articolata per lo sviluppo sostenibile che parta dalla salvaguardia dell’ambiente. Per esempio con lo stop a nuove concessioni per trivellazioni legate all’estrazione di idrocarburi, con conseguente riconversione energetica verso le fonti rinnovabili. Tra gli altri obiettivi «verdi» indicati come prioritari, la «protezione della biodiversità e dei mari», «il contrasto ai cambiamenti climatici» e l’avvio di una politica di economia circolare «che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto».
Evasione fiscale e salario minimo
Conte rilancia anche il tema della lotta all’evasione fiscale: «Tutti devono pagare le tasse, ma proprio tutti. Affinché poi tutti ne paghino di meno». Non si parla più di flat tax ma di riduzione del cuneo fiscale, ovvero gli oneri sul costo del lavoro, a favore dei lavoratori. E annuncia una legge sulle relazioni sindacali e una «applicazione erga omnes dei contratti collettivi», sostanzialmente il salario minimo. «Occorre anche contrastare le odiose forme di sfruttamento dei lavoratori che finiscono col creare quelle che una volta avremmo chiamato condizioni di schiavitù — spiega ancora il premier — e realizzare un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro: il numero ancora troppo elevato di decessi e di gravi infortuni non può essere tollerato, non possiamo accettare che in Italia si possa morire nello svolgimento della propria attività legislativa».
I vincoli di bilancio
I tanti propositi dovranno però confrontarsi con la situazione del bilancio pubblico. Conte conferma di volere neutralizzare le clausole di aumento automatico dell’Iva e ammette che «sarà una manovra impegnativa». «Realizzeremo questa visione tenendo conto dei vincoli di finanza pubblica e della sostenibilità del debito — puntualizza — che avvieremo lungo un percorso di riduzione. In questo modo potremo arrivare a liberare nuove risorse da reinvestire». E quanto ai vincoli europei, «occorre migliorare il Patto di stabilità e di crescita e la sua applicazione, per semplificarne le regole, evitare effetti pro-ciclici, e sostenere gli investimenti a partire da quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale».
La riduzione dei parlamentari
Capitolo riforme: «Intendiamo introdurre il disegno costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari — fa presente Conte —. E questo prevedendo un percorso volto a garantire le garanzie costituzionali». L’aula rumoreggia: applausi dalla maggioranza, critiche e insulti dall’opposizione, con riferimenti al caso Bibbiano. Il premier parla espressamente di agevolare l’accesso al Parlamento delle forze politiche minori evocando dunque l’approvazione di una nuova legge elettorale. Un passaggio delicato, questo, perché presuppone che — salvo incidenti di percorso — la legislatura avrà tempi lunghi per evitare un ritorno alle urne con le attuali regole, più favorevoli a Salvini e al centrodestra. Non dice, Conte, a quale modello si ispirerà la riforma, che dovrà uscire da un percorso «quanto più possibile condiviso in sede parlamentare», ma ipotizza «una riforma dei requisiti di elettorato attivo e passivo per l’elezione del Senato e della Camera» (per esempio la riduzione dei requisiti di età per eleggere ed essere eletti al Senato).
L’Italia e l’Europa
Molta enfasi è dedicata all’adesione al progetto europeo, uno dei punti di svolta rispetto alla precedente alleanza. «È dentro il perimetro dell’Unione europea e non fuori da esso che si deve operare per il benessere degli italiani — spiega Conte —, rilanciando un progetto che per decenni ha assicurato pace e prosperità». Lancia poi l’idea di una conferenza sul futuro dell’Europa per rilanciare «un nuovo protagonismo del nostro continente». Ribadisce poi la fedeltà all’alleanza atlantica e auspica «una stabilizzazione e uno sviluppo del Mediterraneo allargato» pur non rinunciando a «continuare a sviluppare i rapporti con i grandi attori globali, come India, Russia e Cina, e con le aree di maggiore interesse per il nostro sistema produttivo».
«Rivediamo il decreto sicurezza»
Altro tema di svolta è l’immigrazione: «Non possiamo più prescindere da un’effettiva solidarietà tra gli Stati dell’Unione europea — dice Conte —. Solidarietà che è stata più volte annunciata ma mai realizzata concretamente». Il capo del governo parla della necessità di affrontare «l’epocale fenomeno migratorio» con una vera integrazione «per chi ha il diritto di rimanere» e il rimpatrio «per coloro che non lo hanno». E qui si arriva inevitabilmente al Decreto Sicurezza bis, ultimo atto del precedente esecutivo a trazione leghista: «Rivedremo la disciplina in materia di sicurezza alla luce delle osservazioni critiche formulate dal Presidente della Repubblica — annuncia Conte — , il che significa recuperare, nella sostanza, la formulazione originaria del più recente decreto legge, prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione, ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo».
«È il tempo del coraggio»
Infine una considerazione sul nuovo esecutivo: «Le forze politiche che hanno dichiarato la propria disponibilità a sostenere questo governo hanno dato prova di coraggio. Hanno messo da parte i pregiudizi», che come riconosceva Hanna Arendt, esistono in politica, sono in parte ineliminabili e sono un pezzo del nostro passato». E ancora: «Una squadra di ministri competenti, provenienti da forze politiche differenti, avrà l’onore e la responsabilità di offrire al Paese un governo stabile e autorevole. Dovremo mostrare coesione di spirito e unità di azione, nel segno della collaborazione e della lealtà». Le parole conclusive di Conte scatenano però la protesta della Lega dai cui banchi parte un coro «elezioni elezioni» (poco prima lo slogan era «poltrona, poltrona») che non si interrompe fino a quando il presidente dell’Aula, Roberto Fico, chiude la seduta.
I prossimi passi
Le dichiarazioni programmatiche di Conte verranno ora trasmesse al Senato, dove non sarà ripetuto l’intervento. Nel pomeriggio la Camera affronterà il dibattito sull’intervento di Conte e al termine si esprimerà sulla fiducia con votazione nominale. Non ci dovrebbero però essere sorprese: la maggioranza a Montecitorio è di 316 deputati e M5S, Pd e Leu ne contano complessivamente 341, a cui si aggiungerà buona parte di quelli del gruppo misto in cui siedono tra gli altri +Europa, le minoranze linguistiche, il Psi e gli eletti nei collegi esteri.
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