La fiducia al governo: Conte fa l’elogio di mitezza e sobrietà. Poi le urla scuotono la Camera

di Gian Antonio Stella

La fiducia al governo: Conte fa l'elogio di mitezza e sobrietà. Poi le urla scuotono la Camera

«Deputato Vinci!» «Deputato Zoffili!» «Deputato Borghi per favore!» «Colleghi!» «Deputato Sasso!» «Deputato Trancassini!» «Deputato, la richiamo all’ordine!» «Deputata Morani!» «Deputato Invernizzi!» «Deputato Scalfarotto!» «Colleghi!». Potremmo andare avanti per ore. A un certo momento, tra le urla in piazza e le urla in Aula, pareva mancasse solo Nicola Bombacci che un secolo fa al congresso di Livorno, piombò pistola alla mano su un avversario gridando «Me a t’amazz!».

Forse, almeno nella fascia protetta, i minori si saranno salvati dallo spettacolo davvero sconveniente, a dire poco, andato in onda ieri da Montecitorio. Ma certo chi aveva qualche diffidenza nei confronti della cattiva politica (poi c’è senz’altro anche quella buona, ma ieri era in netta minoranza…) ha trovato la conferma di quale punto di degrado sia stato raggiunto da troppi parlamentari dell’una e dell’altra banda. Degrado politico, degrado assembleare, degrado umano.

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