Draghi vince contro l’asse franco-tedesco
La seconda volta, si sa, è foriera di dubbi, veleni, tentativi di sabotaggio ritenuti legittimi perché se c’è una seconda volta significa che la prima non è riuscita appieno o quantomeno questo è quello che pensano i critici. E anche uno come Mario Draghi, ritenuto l’infallibile, l’uomo che ha imposto il protocollo del “whatever it takes”, che ha tenuto per otto anni la barra del comando della politica monetaria europea, è dovuto passare attraverso questa strettoia sensibile. L’agguato è arrivato all’ultimo momento utile, quello del passaggio del testimone, ed è giunto per mano della Santa alleanza, quell’asse franco-tedesco che è la spina dorsale ma anche il nervo scoperto degli equilibri dell’Europa. Francoforte, penultima riunione del Consiglio direttivo presieduta da Draghi: Francia e Germania dicono no alla riedizione del quantitative easing. Alla fine, però, Draghi vince: il bazooka tornerà a iniettare liquidità. E non solo.
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